
SOSTEGNO ECONOMICO ALLE VITTIME DI VIOLENZA: PATROCINIO GRATUITO E REDDITO DI LIBERTÀ
Sono due, anzi tre, le iniziative del governo per il sostegno economico alle vittime di violenza. Stiamo parlando del patrocinio gratuito ‘sempre’, del Reddito di libertà (RdL) e della prossima istituzione di un Fondo per l’assistenza legale gratuita alle donne vittime di violenza e maltrattamenti proposta dalla deputata Veronica Giannone.
Tutte queste misure dimostrano quanto sia importante il sostegno economico e legale per aiutare le donne a denunciare e ad intraprendere il percorso dell’uscita dalla violenza.
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si è appreso che su un totale di 6.500 vittime di violenza domestica (che, da marzo a giugno 2020, si sono rivolte al 1522) una vittima su due ha ritirato la denuncia tornando dal maltrattante. Il 6,9% di queste vittime ha deciso di tornare nella ‘tana del lupo’ perché non aveva un posto sicuro dove andare.
In più, in tempi di pandemia, sono state soprattutto le donne (impiegate in lavori precari o nei servizi) a pagare la crisi economica. Sono state loro a subire i maggiori danni.
Le leggi non bastano, è necessario il supporto economico e legale da parte dello Stato, un aiuto concreto, non solo materiale ma anche psicologico e morale.
Scopriamo tutto quello che è stato deciso e come lo Stato sosterrà concretamente le donne vittime di violenza.
In questo articolo:
SOSTEGNO ECONOMICO ALLE VITTIME DI VIOLENZA: IL FONDO PER L’ASSISTENZA LEGALE GRATUITA PROPOSTO DA VERONICA GIANNONE
Il 22 dicembre 2020, Veronica Giannone, deputata del gruppo misto, ha annunciato il No da parte del governo all’emendamento da lei presentato in cui propone l’istituzione di un Fondo per l’assistenza legale gratuita alle donne vittime di violenza e maltrattamenti. L’emendamento presentato alla Legge di Bilancio 2021 era stato inizialmente accantonato.
A distanza di 5 giorni, il 27 dicembre, il governo ci ha ripensato pronunciando il Sì per questo fondo che garantisce l’assistenza legale a spese dello Stato. L’assistenza legale alle vittime s’intende gratuita a 360 gradi, dalle indagini preliminari alla fase giudiziale del processo penale, dalla consulenza preliminare alla fase di giudizio. In sostanza, una copertura totale che non rientra nel gratuito patrocinio.
Il governo, quindi, il 27 dicembre si è impegnato ad approvare “nel primo provvedimento utile”, un fondo di non meno di 3 milioni di euro per il biennio 2021-2022 destinato all’assistenza legale gratuita completa in favore delle vittime di violenza.
Ha aggiunto che, entro 6 mesi dall’istituzione del fondo, verrà emesso il decreto attuativo per disciplinarne modalità e criteri.
Tante donne non denunciano la violenza subita perché non hanno i soldi per pagarsi un avvocato.
SENTENZA 1/2021 DELLA CORTE COSTITUZIONALE: PATROCINIO GRATUITO SEMPRE PER LE VITTIME DI VIOLENZA SESSUALE
La sentenza 1/2021, la prima dell’anno, emessa dalla Corte Costituzionale parla dei diritti delle donne.
Scritta e firmata dal neo presidente Giancarlo Coraggio, stabilisce che per tutti i reati di violenza sessuale una donna di qualsiasi condizione sociale ed economica ha diritto di chiedere ed ottenere sempre il patrocinio dello Stato.
Il patrocinio gratuito è automatico, indipendentemente dal reddito della vittima. Si tratta di una scelta di indirizzo politico-criminale: intende dare supporto legale a vittime di violenza rese particolarmente vulnerabili dal tipo di reato subito.
La sentenza 1/2021 intende incoraggiare le vittime a denunciare, a difendere i propri diritti, a partecipare in modo attivo affinché emerga la verità nell’accertamento delle condotte penalmente rilevanti.
Questa sentenza è destinata ad incidere sensibilmente sui casi di violenza contro le donne.
L’obiettivo principale di questa decisione della Consulta è attivare un sistema più efficace verso i reati contro la libertà e l’autodeterminazione sessuale, che rappresentano un allarme sociale.
Secondo la Consulta, questa sentenza non è in contrasto né con l’art. 3 della Costituzione riguardante il principio di uguaglianza né con l’art. 24, comma 3 sul contemperamento tra garanzia del diritto di difesa per i non abbienti e salvaguardia dell’equilibrio dei conti pubblici e di contenimento della spesa nell’ambito della giustizia.
Per la senatrice IV Daniela Sbrollini si tratta di una “sentenza storica“. Ha ricordato che il patrocinio gratuito dello Stato riguarda le donne vittime di violenza sessuale ma anche di stalking, maltrattamenti in famiglia, mutilazioni.
E’ un passo importante perché questo sostegno non è solo materiale ma anche morale. Troppe volte, le donne hanno rinunciato a denunciare perché si sono sentite abbandonate e giudicate da un sistema che, invece, dovrebbe ascoltarle, accoglierle, tutelarle.
REDDITO DI LIBERTÀ PER USCIRE DALLA VIOLENZA
In data 20 dicembre 2020, la deputata di Italia Viva Lucia Annibali ha annunciato l’intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni sullo schema di Dpcm per definire i criteri di ripartizione delle risorse destinate al Reddito di libertà (RdL), un contributo economico spettante alle donne vittime di violenza in difficoltà. In sostanza, il Reddito di libertà diventa pienamente operativo.
La deputata Annibali ha annunciato anche l’approvazione del suo emendamento nella Legge di Bilancio 2021 per il rifinanziamento nel biennio 2021-2022 del Fondo per il Reddito di libertà con 5 milioni di euro per ciascun anno, quindi 10 milioni complessivi.
Il Fondo per il Reddito di libertà è stato introdotto a luglio 2020 dal Decreto Rilancio. E’ destinato alle donne in condizione di “maggiore vulnerabilità” ed è una risposta alla crisi economica innescata dalla pandemia Covid-19. L’obiettivo è favorire l’indipendenza economica e l’emancipazione delle vittime di violenza che si trovano in condizione di povertà.
Per Annibali, è un primo importante passo per rendere strutturale un provvedimento nato per aiutare le donne e i loro figli ad uscire dalla violenza, un’occasione di rinascita.
Al momento, la situazione è questa: la Conferenza Stato Regioni ha sancito l’intesa sul Fondo, ma il necessario testo del decreto del Dipartimento per le Pari Opportunità non è ancora stato pubblicato. Non resta che attendere per sapere come verranno ripartite le risorse fra le varie Regioni e con quali criteri il reddito verrà assegnato.
SARDEGNA E LAZIO: LE DUE REGIONI CHE HANNO GIÀ ISTITUITO IL REDDITO DI LIBERTÀ
In Italia, per ora, soltanto due Regioni erogano il Reddito di libertà: la Sardegna e il Lazio.
La Regione Sardegna è stata la prima ad approvare una legge organica in materia di Reddito di libertà. Con la legge regionale n. 33 del 2 agosto 2018 ha istituito il Reddito di libertà destinato alle donne vittime di violenza, con o senza figli minori, vittime di violenza certificata di servizi sociali comunali (Comune di residenza o del nuovo domicilio) considerando la condizione di povertà e la persistenza della loro condizione di pericolo imminente che le ha spinte a chiedere l’inserimento in una casa di accoglienza.
In Sardegna il Reddito di libertà consiste in un sussidio mensile pari o superiore a 780 euro (variabile in caso di figli o condizione di disabilità). Il sussidio viene stabilito in 780 euro in caso di donna sola, aumentato di 100 euro in caso di disabilità (della donna o dei figli) e di 200 euro (in caso di disabilità di entrambi).
ll Reddito di Libertà prevede anche un piano personalizzato per reinserire nel mondo del lavoro la donna che beneficia del Reddito di libertà o aiutarla ad avviare un’attività propria. Il supporto include la ricerca di una casa o un contributo economico per allontanarsi dalla minaccia di violenza subita.
La Regione Lazio, con delibera n. 684 del 20 novembre 2018, ha istituito un “contributo di libertà” che sostiene l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza, destinato soprattutto al pagamento dell’affitto.
Nel Lazio, questo reddito (ridefinito il 14 aprile 2020) è un contributo unico. Viene erogato in un’unica tranche fino a 5.000 euro che va a coprire le spese per l’abitazione, mediche e scolastiche (se la donna beneficiaria ha figli). Tale contributo viene erogato se a presentare la richiesta sono Centri antiviolenza, Case rifugio e Case di Semiautonomia (non è ammissibile la richiesta da parte di Case famiglia). La richiesta viene accolta anche a favore di donne con difficoltà economiche a causa della perdita del lavoro ricollegabile al Covid-19.
Il contributo di libertà è cumulabile con la Cassa integrazione, l’assegno di mantenimento ed il Reddito di cittadinanza (se assegnato successivamente).
Ci auguriamo che il Reddito di libertà venga esteso il prima possibile in tutta Italia.