
VIOLENZA SULLE DONNE: RAPPORTO OMS, 736 MILIONI DI VITTIME NEL MONDO
Il 10 marzo scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato i dati del più grande studio mai condotto relativo alla violenza sulle donne. Il Rapporto OMS (stilato in tandem con le Nazioni Unite) rivela che una donna su tre, almeno una volta nella vita, subisce violenza fisica o sessuale da parte di un uomo. Una donna su tre nel mondo, che si traduce in circa 736 milioni di donne.
L’OMS lancia l’allarme: seppure il numero resti invariato nell’ultimo decennio, il fenomeno sta peggiorando in tempi di pandemia Covid-19. In effetti, il Rapporto non include i dati dell’impatto della pandemia. Tra blocchi e restrizioni, lo scorso anno l’agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere ha segnalato una ‘pandemia ombra‘: un’ondata di violenza subita da donne e ragazze intrappolate dalla convivenza forzata a casa con i loro aguzzini. I ricercatori potranno conoscere il reale impatto della pandemia sulla violenza contro le donne quando avranno la possibilità di condurre nuove indagini sul fenomeno in futuro.
L’altro dato che preoccupa è questo: una donna su quattro subisce violenza da giovane prima di raggiungere l’età di 25 anni.
Lo studio è basato sui dati del periodo compreso tra il 2000 e il 2018. I dati pubblicati di recente dall’OMS aggiornano le stime rilasciate nel 2013 estendendo la ricerca a 161 Paesi. Cosa emerge, in dettaglio, da questi dati?
Integriamo nell’analisi del rapporto OMS altre ricerche: il Rapporto Unicef sulle spose bambine e i dati inquietanti sulle mutilazioni genitali femminili.
In questo articolo:
VIOLENZA SULLE DONNE NEL MONDO: RAPPORTO OMS
I nuovi dati OMS riferiti alla violenza sulle donne nel mondo, riportano la prevalenza di atti violenti compiuti dai partner: è la forma più diffusa di violenza di genere che interessa circa 641 milioni di donne nel globo. Il 6% delle vittime dichiara di essere stata violentata da conoscenti o sconosciuti: probabilmente, la cifra effettiva è molto più elevata. Questo perché, secondo l’analisi, l’abuso sessuale è ancora altamente sottovalutato e stigmatizzato.
La violenza colpisce, in particolar modo, donne di età compresa tra i 15 ed i 49 anni che vivono in Paesi a reddito medio-basso. Circa il 37% delle donne che vivono nei Paesi più poveri ha subito violenza: in certi Paesi la stima sale ad una media di una donna su due.
I tassi di prevalenza più alti riguardano Oceania, Asia meridionale e Africa subsahariana (dal 33% al 51%). In 5 Paesi (Kiribati, Fiji, Papua Nuova Guinea, Bangladesh e isole Salomone) oltre la metà delle donne ha subito abusi almeno una volta da parte del partner.
Al contrario, le percentuali più basse sono state registrate in Europa (16-23%), Asia Centrale (18%), Asia Orientale (20%) e Sud-Est Asiatico (21%).
Il Rapporto OMS si focalizza sulla violenza fisica e sessuale: ovviamente, i dati sarebbero maggiori considerando abusi online, molestie sessuali, altre forme di violenza.
OMS: DICHIARAZIONI E RICHIESTA DI INTERVENTI
La violenza contro le donne, a differenza del Covid, non può essere fermata con un vaccino, come ha commentato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Si può combattere con “sforzi radicati per modificare gli atteggiamenti dannosi, migliorare l’accesso alle opportunità e ai servizi per donne e ragazze e promuovere relazioni sane e rispettose” ha aggiunto.
Di sicuro, l’emergenza sanitaria ha innescato una ‘pandemia ombra‘ di maggiore violenza (in ogni sua forma) contro ragazze e donne. Gli effetti sono evidenti considerando l’aumento di segnalazioni a Polizia ed operatori sanitari.
Il Rapporto OMS chiede interventi concreti come:
– riforma delle leggi che discriminano l’istruzione e i diritti legali delle donne;
– miglioramento dell’accesso all’assistenza sanitaria, inclusa quella post-stupro, e formazione del personale medico.
La dottoressa Nothemba Simelela, vicedirettore generale dell’OMS, ricorda che “La prevenzione include anche la sfida agli stereotipi di genere, a cominciare dal modo in cui istruiamo i bambini fin dalla tenera età“.
La violenza sulle donne non è una questione femminile, un problema privato: è un problema sociale che riguarda tutti.
Ogni forma di violenza può avere un impatto devastante sulla salute psicofisica della donna per il resto della sua vita. Cresce il rischio di sviluppare depressione, gravidanze indesiderate, ansia, problemi di salute (malattie sessualmente trasmissibili). Ha un forte impatto anche sulla società ed un costo enorme.
VIOLENZA SULLE DONNE: RAPPORTO UNICEF SULLE SPOSE BAMBINE
“COVID-19: A threat to progress against child marriage“: è questo il titolo di un nuovo studio dell’Unicef lanciato nella Giornata Internazionale della Donna. Il Rapporto UNICEF è incentrato sul rischio di matrimonio precoce a causa della pandemia.
Attualmente, nel mondo, vivono 650 milioni di donne e ragazze date in sposa da bambine. Circa la metà di questi matrimoni sono avvenuti in Bangladesh, Brasile, Etiopia, India e Nigeria.
Nell’ultimo decennio sono stati evitati 25 milioni di matrimoni precoci (-15%), ma questo importante traguardo raggiunto potrebbe essere messo in pericolo. Entro il 2030 potrebbero verificarsi 10 milioni di matrimoni precoci proprio a causa del Covid. Crisi economica, povertà, chiusura delle scuole, interruzione dei servizi sanitari e sociali, isolamento dagli amici, gravidanza e perdita dei genitori espongono le ragazze più vulnerabili al rischio matrimonio precoce. La perdita di lavoro ed il rischio povertà potrebbero spingere le famiglie a far sposare le figlie per alleggerire la pressione economica.
Le spose bambine pagano gli effetti del matrimonio precoce per tutta la vita: interruzione degli studi, violenza domestica, gravidanze precoci con complicazioni e mortalità materna. Vengono escluse da famiglie ed amici, dalla vita sociale: uno shock per la loro salute psicofisica.
MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI (MGF): I DATI AGGHIACCIANTI
In 30 Paesi nel mondo, 200 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali (MGF).
Questa pratica brutale che mette a repentaglio la loro salute psicofisica e la loro stessa vita è stata condannata da diverse risoluzioni dell’ONU, dall’UE e dall’Unione Africana.
Su 27 Paesi africani in cui sono diffuse le MGF, soltanto 5 non hanno ancora approvato una legge che le consideri reato (Sierra Leone, Liberia, Somalia, Ciad e Mali). In Egitto e Sudan, sono vietate dalla legge ma vengono praticate clandestinamente 8 volte su 10 da personale medico.
Le MGF sono praticate anche in alcuni Paesi dell’America Latina e dell’Asia.
Le mutilazioni genitali femminili interessano soprattutto bambine tra l’infanzia e i 15 anni. Dietro le motivazioni legate a cultura, tradizioni, religione, ideali di bellezza e purezza, si nasconde una pratica violenta che riflette profonde disuguaglianze tra i sessi.
Le mutilazioni genitali causano, dolore, emorragia, infezioni vaginali, ritenzione urinaria, rapporti sessuali e parto difficili e dolorosi. Partorire può portare alla morte: il bimbo deve attraversare il tessuto cicatriziale non elastico.
Nel 2021, 4.160.000 ragazzine rischiano la stessa sorte e, probabilmente, la morte.
Le stime di UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) da qui al 2030 sono terribili: a causa della pandemia, potrebbero verificarsi altre 15 milioni di mutilazioni. Mutilazioni che potrebbero essere impedite se non ci trovassimo in emergenza sanitaria da Covid-19.
Ci sono parecchie bambine a rischio anche in Italia: ragazzine e giovani donne migranti che arrivano nel nostro territorio e che, quando tornano nel loro Paese di origine (Somalia, Nigeria, Burkina Faso, Egitto, Eritrea), rischiano di essere sottoposte a questa pratica disumana. Secondo le stime di Actionaid, sono tra 61.000 e 80.000 le donne sottoposte a MGF da bambine in Italia.
Nell’Unione Europea è una pratica illegale ed alcuni Stati membri UE la perseguono fuori dal Paese. Eppure, si stima che 600.000 donne in Europa siano state vittime di questa pratica e che, in 13 Paesi europei, sono 180.000 le bambine e giovani donne a rischio.