STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO

STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO
8 Ottobre 2020 Francesco Ciano
STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO

STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO: VIA DALLA CITTÀ SE LO STALKER CONTINUA A PERSEGUITARE

 

Pugno duro con la recente sentenza n. 26222/2020 della Corte di Cassazione in tema di stalking e divieto di avvicinamento. La pronuncia della Cassazione ha stabilito che lo stalker sottoposto a restrizioni che trasgredisce ai divieti continuando ad importunare, minacciare e seguire la vittima deve cambiare città. Se insiste nella sua condotta persecutoria nonostante il divieto di avvicinamento, il giudice può ordinare allo stalker di lasciare la propria città e la propria abitazione (divieto di dimora).

Linea durissima della Cassazione contro il reato di stalking allo scopo di rendere la misura cautelare del divieto di avvicinamento più efficace.

Le donne devono essere tutelate al massimo dagli uomini violenti e pericolosi a costo di allontanarli dalla propria città.

Approfondiamo l’argomento.

Come funziona il divieto di avvicinamento?

Quali sono le sentenze più significative in merito?

Cosa cambia con la recente sentenza della Corte di Cassazione?

 

STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO: COME FUNZIONA

Il divieto di avvicinamento è una misura cautelare introdotta dall’art. 282 ter del Codice di procedura penale per contrastare il reato di stalking.

Questo articolo prevede il “divieto di avvicinamento a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa e l’obbligo di mantenere una certa distanza da tali luoghi per assicurare alla vittima uno spazio fisico libero dalla presenza del soggetto che si è reso autore di reati in suo danno“.

L’art 282 ter conferma e rafforza quanto dispone l’art. 282 bis del Codice di procedura penale secondo cui il giudice, in caso di necessità, può ordinare all’indagato (o imputato) non solo di lasciare subito la casa familiare ma di non avvicinarsi a certi luoghi abitualmente frequentati dalla vittima (posto di lavoro, domicilio della famiglia di origine, ecc.).

La normativa indica con precisione allo stalker quali sono i luoghi da evitare; intende tutelare in questo modo la persona offesa assicurando le dovute distanze fisiche dall’autore del reato per evitare comportamenti che non si possono prevedere.

Oltre al divieto di avvicinamento, generalmente viene disposto a carico dell’indagato o imputato anche il divieto di comunicazione, ovvero l’obbligo di non avere alcun contatto con la vittima sia con la parola sia con lo scritto, incluso il divieto di guardare se lo sguardo ha la funzione di minacciare o intimorire.

 

STALKING E DIVIETO DI AVVICINAMENTO: LE SENTENZE PIÙ SIGNIFICATIVE DELLA CASSAZIONE

Fin dove si può spingere il divieto di avvicinamento per tutelare la vittima di stalking?

Non esiste un orientamento univoco della giurisprudenza. Ecco perché abbiamo raccolto le pronunce della Cassazione più significative in merito fino ad arrivare alla recente sentenza che sembra dare una seria svolta alla questione.

 

Sentenza n. 13568/2012: se la condotta persistente ed invasiva dello stalker sfocia nella ricerca di contatto con la vittima in qualsiasi luogo si trovi, si prevede la possibilità di individuare la persona offesa (non i luoghi abitualmente frequentati da lei) come riferimento centrale del divieto di avvicinamento.

 

Sentenza n. 5664/2015: con questa pronuncia la Cassazione ha sdoganato il divieto di avvicinamento dello stalker alla vittima. Il giudice può ordinare al reo di non avvicinarsi a tutti i luoghi frequentati dalla vittima (come indicato anche nella sentenza n. 48395/2014) per favorire la totale libertà di movimento della persona offesa senza che questa debba modificare il proprio stile di vita e le proprie abitudini.

 

Sentenza n.6864/2016: in caso di stalking e maltrattamenti in famiglia, la vittima deve essere avvertita dell’eventuale provvedimento di revoca del divieto di avvicinamento imposto allo stalker.

 

Sentenza n. 9221/2016: atteggiamenti di ‘apertura’ nei confronti dello stalker (come rispondere al telefono o acconsentire ad un incontro chiarificatore) fanno venire meno il reato di stalking. In sostanza, anche la vittima deve mantenere le distanze.

 

Sentenza n.9156/2018: la revoca di una misura cautelare (divieto di avvicinamento) senza acquisire il parere del pm costituisce una violazione grave e inescusabile.

 

Sentenza n. 27271/2020: il divieto di avvicinamento si traduce per lo stalker nell’impossibilità di recarsi al lavoro se la vittima è una collega. La Cassazione ritiene legittima questa misura: spetta al giudice trovare un sistema compatibile per far esercitare all’indagato il suo diritto fondamentale.

 

Sentenza n. 3240/2020: in caso di stalking condominiale, la Suprema Corte stabilisce che non è possibile applicare il divieto di avvicinamento se questo corrisponde al divieto di rientrare in casa (divieto di dimora). Sottolinea l’esigenza di conciliare gli interessi della vittima da tutelare ed il diritto fondamentale di usare la propria abitazione per lo stalker.

 

DIVIETO DI AVVICINAMENTO: CHI TRASGREDISCE DEVE CAMBIARE CITTÀ

Dedichiamo un paragrafo a parte alla recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26222/2020).

E’ una sentenza senza precedenti che segna un forte inasprimento delle sanzioni per il reato di stalking. Stabilisce senza ‘se’ e senza ‘ma’ che, se lo stalker insiste nell’importunare, seguire e minacciare la vittima nonostante il divieto di avvicinamento, il giudice può ordinargli di lasciare la città e la propria casa.

Nessuno, prima d’ora, aveva mai previsto di allontanare il reso dalla propria casa, città di residenza e domicilio. Fino a ieri, un’ipotesi del genere veniva considerata una misura esagerata, sproporzionata ma lo stalker può trasformarsi in autore di femminicidio, quindi non è affatto sproporzionata. Molte donne hanno pagato con la propria vita, in mancanza di una misura del genere.

Da oggi, lo stalker recidivo a cui è stato imposto il divieto di avvicinamento, potrà essere fisicamente allontanato dal Comune con divieto di dimora e di uso dell’abitazione principale.

I padri padroni, gli ex inconsolabili, gli uomini prepotenti e violenti, i narcisisti pericolosi sono AVVISATI.

L’allontanamento fisico dalla città è l’unica via per tutelare la sicurezza, la salute psicofisica e l’incolumità delle donne vittime di violenza. Vittime che potrebbero diventare cadaveri.

Sono fin troppi gli stalker agli arresti domiciliari o sottoposti a divieto di avvicinamento che trasgrediscono ai provvedimenti dell’autorità. Come se fosse un gioco, non un reato, quello che stanno compiendo. Con il pugno duro capiranno che non è così.

Con questa sentenza la Cassazione supera la sentenza n.30926/2016 con cui si stabiliva (in caso di stalking condominiale) che bisogna bilanciare le esigenze di tutela della vittima ed il diritto fondamentale dello stalker all’uso della propria abitazione.

Tutto cambia: ora la Cassazione fa prevalere la sicurezza e l’incolumità della vittima di stalking.

 

BENEDETTA SIA LA SENTENZA n. 26222/2020 DELLA CORTE DI CASSAZIONE.

CONDIVIDIAMO IN PIENO.

FRANCESCO CIANO

Francesco CIANO

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