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Rapporto Onu Covid-19: il virus che uccide i diritti delle donne
Secondo il recente Rapporto Onu, il Covid-19 rischia di cancellare, azzerare diritti e opportunità per le donne in tutto il mondo.
Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, sintetizza con questa frase l’intero report: “Le donne stanno pagando il prezzo più alto”.
La pandemia da Coronavirus ‘infetta’ pesantemente la società a tutto vantaggio delle disuguaglianze uomo/donna. Rischia di scatenare un effetto devastante sulla condizione femminile a livello globale, non soltanto nei Paesi in via di sviluppo.
Milioni di posti di lavoro persi, incremento esponenziale di ore non retribuite da dedicare alla cura della famiglia, degli anziani, dei bambini. Si rischia di tornare indietro nel tempo, con la donna relegata alla famiglia.
Guterres considera il fenomeno “un mix esplosivo, che rischia di cancellare, come mai prima, diritti e opportunità per la popolazione femminile”.
Rapporto Onu Covid-19: le donne pagano il prezzo più alto imposto dalla pandemia
Antonio Guterres parla chiaro, senza mezzi termini. Le donne, giovani e meno giovani, stanno pagando il prezzo più alto della pandemia in termini economici, sociali e di riconoscimento dei diritti.
Leggendo il report dell’Onu dal titolo “The Impact of Covid-19 on Women” (l’impatto del Covid-19 sulle donne) il primo dato che salta all’occhio è questo: sono ben 740 milioni le donne che lavorano nell’economia sommersa, spesso in condizioni di sfruttamento. Circa il 60% delle donne nel mondo lavora nell’economia sommersa e guadagna meno degli uomini. Va da sé che queste donne hanno meno possibilità di risparmiare e maggior rischio di cadere in povertà.
L’economia “ufficiale” registra un gap di genere notevole: la forza lavoro è costituita da uomini per il 94% e da donne per il 63% nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni.
Su 100 uomini in condizioni di povertà estrema ci sono 125 donne.
La pandemia Covid-19 ha provocato la chiusura di molte aziende ed ha fatto crollare i mercati. Sono scomparsi milioni di posti di lavoro e le donne hanno pagato il prezzo più alto in tutto questo. Risultato: sono cresciute in modo esponenziale le ore (non retribuite) dedicate alla cura della famiglia, degli anziani e dei bambini (in casa per la chiusura delle scuole). La donna è stata di nuovo relegata al ruolo di casalinga.
Coronavirus: operatrici sanitarie e donne vittime di violenza
Anche in ambito sanitario le donne hanno pagato di più gli effetti della pandemia.
Le operatrici sanitarie dei Paesi industrializzati stanno pagando un prezzo altissimo. In Italia, 10.657 tra dottoresse e infermiere hanno contratto il Covid-19 (il 66% degli operatori infettati). In Spagna sono 7.329.
Durante il lockdown, sono aumentati i casi di violenza: in questi mesi, 243 milioni di donne nel mondo hanno subito violenze fisiche e/o sessuali.
Nell’ultimo anno, circa una donna su 5 nel mondo ha subito violenze.
Con la quarantena, il fenomeno si aggrava. Molte donne sono ancora costrette a casa, in convivenza forzata con i loro maltrattanti. Non possono neanche accedere ai servizi di assistenza, i quali devono fare i conti con tagli e restrizioni.
“Il Covid-19 non sta sfidando soltanto i sistemi sanitari globali, sta testando la nostra umanità” osserva il Segretario Generale dell’Onu.
Rapporto Onu Covid-19: linee di intervento a sostegno delle donne
Il Rapporto ONU Covid-19 non contiene solo dati allarmanti ma anche proposte, linee di intervento per invertire questa tendenza.
Guterres evidenzia che “i diritti conquistati, una volta persi, impiegano anni per affermarsi nuovamente. Le ragazze che oggi non vanno a scuola potrebbero non tornarci più. Esorto i governi a mettere le donne e le ragazze al centro dei loro sforzi per superare la pandemia. Le misure per proteggere e stimolare l’economia, come crediti e prestiti, devono essere rivolte soprattutto alle donne. Le reti di sicurezza sociale devono essere ampliate”.
L’uguaglianza di genere, i diritti delle donne faticosamente conquistati negli anni NON SI TOCCANO.
Nella sua proposta, l’Onu individua 3 tipi di intervento a livello nazionale e internazionale:
1) Ruolo centrale delle donne e delle organizzazioni femminili nella lotta alla pandemia e nei progetti di rilancio;
2) Trasformazione delle iniquità del lavoro non retribuito (salute, famiglia, ecc.) in una nuova forma di economia di assistenza inclusiva che funzioni per tutti;
3) Progettazione di piani di sviluppo socio-economici mirati alla vita ed al futuro di ragazze e donne.
Guai ad emarginare le donne da società ed economia
L’Onu aveva già messo in guardia affermando che “le politiche per cui le donne non sono state incluse nel processo decisionale” si sono dimostrate “meno efficaci o addirittura dannose”.
Le disuguaglianze indeboliscono la società.
Porre donne e ragazze al centro delle economie mondiali contribuirà ad una ripresa post-pandemia più rapida. Consentirà di raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile.
Bisogna eliminare le disuguaglianze retributive legate al genere, progettare piani di sviluppo socio-economici e pacchetti di incentivi fiscali per garantire alle donne “protezione sociale pari opportunità“.
L’analisi sul World Bank Blogs: i divari di genere si dilatano in tempi di Covid-19
Il 2 maggio scorso, è stato pubblicato uno studio globale sul World Bank Blogs, un’analisi incentrata proprio sulle disuguaglianze di genere.
I dati risultanti da questo studio confermano in pieno quelli diffusi dal Rapporto Onu sugli effetti del Covid-19.
Con la pandemia le differenze di genere sono aumentate. I divari di genere preesistenti si stanno dilatando. Esiste il serio rischio che, durante e dopo la pandemia, svaniscano nel nulla tutte le conquiste culturali e sociali di donne e ragazze finora acquisite nelle società.
Il peso delle donne nella società e l’emancipazione economica che futuro avranno?
In questa analisi, la Banca Mondiale ha messo in risalto due punti specifici che parlano di disuguaglianze: condizioni economiche e dotazioni a livello di sanità.
Molti dei lavori nel settore dei servizi sono svolti da donne: pulizie, reception, assistenza di volo, ristorazione, coiffeur, settore tessile e manifatturiero, ecc. Sono tra i settori più colpiti dal lockdown. Molte di queste lavoratrici sono state rimandate a casa senza indennità a causa del Covid-19.
Nei Paesi a basso reddito, le donne svolgono lavori informali e non sono coperte da piani di protezione sociale (ad esempio, l’assicurazione contro la disoccupazione).
In periodo di pandemia, le donne si fanno carico della cura degli anziani, bambini, della famiglia. Molte donne sono e saranno costrette a lasciare il proprio lavoro per questo motivo, soprattutto le donne che non possono lavorare da remoto.
Donne in prima linea nella lotta contro il virus
Se è vero che il Covid-19 colpisce ed uccide maggiormente gli uomini, è altrettanto vero che il ruolo di cura ed assistenza viene richiesto soprattutto alle donne in tutto il mondo. Ne consegue che le donne sono molto più esposte al virus.
A livello globale, l’88% degli operatori sanitari è costituito da donne. Le donne lavorano in prima linea, a contatto con i pazienti. In Spagna, il 71,8% degli operatori sanitari infetti è di sesso femminile rispetto al 28,2% di uomini.
L’enorme attenzione concentrata sulla cura del Coronavirus distrae risorse da altri comparti della sanità. Ciò può comportare un rischio per i servizi di salute sessuale, riproduttiva e materna, soprattutto laddove le risorse dei sistemi sanitari sono fortemente limitate.
L’incertezza economica, le norme patriarcali e lo stress combinati con la convivenza forzata hanno portato ad un aumento inquietante delle violenze domestiche.
Francesco Ciano