OCSE VIOLENZA SULLE DONNE: E’ QUESTA LA PANDEMIA

OCSE VIOLENZA SULLE DONNE: E’ QUESTA LA PANDEMIA
17 Marzo 2020 Francesco Ciano

OCSE VIOLENZA SULLE DONNE: È QUESTA LA PANDEMIA GLOBALE

 

Da tempo, la vera pandemia globale è, per l’OCSE, la violenza sulle donne, la violenza di genere in tutte le sue tragiche forme. Altro che Coronavirus.

A pochi giorni dall’8 marzo, dalla Festa della Donna bloccata dall’emergenza Covid-19 come tutto il resto, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha rivelato dati drammatici sulla cosiddetta “Intimate partner violence”. Un ‘virus’ sociale che colpisce le donne di tutto il mondo da sempre, indipendentemente da religione, ricchezza, cultura, età.

L’Ocse, durante una riunione svoltasi nella sua sede parigina, ha tenuto una conferenza di alto livello sulla violenza di genere. In questa occasione, ha suggerito misure finalizzate a porre fine ad un fenomeno che resta una ‘global pandemic’ secondo la struttura intergovernativa.

Ecco perché.

 

OCSE VIOLENZA SULLE DONNE: I DATI DIFFUSI DELLA ‘GLOBAL PANDEMIC’

Quanto emerge dai dati diffusi dall’OCSE è la conferma di un’emergenza che colpisce il mondo intero peggio di un virus. Un virus sociale che miete vittime di continuo, da sempre, potenzialmente letale.

Nel mondo, più di una donna su tre ha denunciato violenza fisica e/o sessuale (classificata come Ipv ovvero ‘intimate partner violence’), violenza intima da parte del partner, familiari o persone con cui ha stabilito un rapporto di fiduciosa intimità.

Fiduciosa intimità: pensando ai fenomeni di stalking, maltrattamenti e femminicidi in aumento questo termine fa rabbrividire e fa rabbia. Più di una donna su tre è un dato statistico che, oltretutto, potrebbe non coincidere affatto con la realtà, sottostimato rispetto alla situazione reale.

Dichiarano di aver subito violenza fisica/sessuale in famiglia e da parte del partner le donne:

argentine (42%);

turche (38%);

statunitensi (36%);

lituane, danesi e finlandesi (fra il 32% e il 30%);

italiane, portoghesi e greche (19%);

spagnole, slovene, polacche e austriache (13%).

Considerando i 28 Paesi selezionati nella ricerca (ad esclusione dell’Argentina), la media riferita alla violenza di genere è del 23%.

Questa media fa emergere come, nei Paesi tra i più sviluppati al mondo, circa una donna su quattro sia vittima di ‘intimate partner violence’.

Da questi dati è facile capire che la violenza sulle donne è un fenomeno che non guarda in faccia l’appartenenza religiosa, geografica, lo status economico o il livello di istruzione.

Neanche le caratteristiche antropologiche tipiche delle società primitive e tradizionali reggono davanti alla violenza di genere. La società turca, la più arcaica tra quelle interpellate, non sembra tanto più violenta di quelle scandinave, statunitensi o argentine.

E’ colpa dell’abuso di alcol? Neanche, ovvero non sembra influenzare più di tanto i risultati. In Polonia, ad esempio, l’alcol è una piaga sociale ma la violenza sulle donne registra il 13% di vittime, mentre nella ‘analcolica’ Turchia la violenza di genere è una volta e mezza superiore.

 

UN SILENZIOSO PATTO SOCIO-CULTURALE GLOBALE PER LA PERPETUAZIONE DELLA SPECIE

La giustificazione sociologica secondo cui il maschio umano, per conformazione psico-fisica, ha maggiore propensione all’uso della violenza fisica rispetto alla femmina può bastare? NO.

Sono insiti nel maschio anche il mimetismo (quel camuffarsi nel gruppo familiare e sociale) e la vigliaccheria (data dalla forza fisica e dal ricatto economico).

Il fenomeno della violenza sulle donne ‘inquina’ il comportamento nelle nostre società.

L’attenzione si concentra sul mimetismo del maschio nella famiglia e nella società, in base ai dati Ocse elaborati da lunghe statistiche effettuate da Unicef e World Value Survey.

Ciò che va contro le donne non è semplicemente il maschio preso singolarmente ma ciò che gli viene ‘garantito’ dalla società. Contro le donne opera un vero e proprio patto socio-culturale globale per garantire la perpetuazione della specie attraverso il tradizionale potere dominante e la negazione della libertà delle donne. E’ necessario mantenere i processi familiari e sociali affidati, secondo una lunga tradizione, alla donna riproduttrice.

Da questo patto silenzioso, donne e uomini sono spinti a condividere l’accettazione e la tolleranza della violenza di genere attraverso una sorta di omertà sociale. Secondo la società, l’uomo violento agisce in base alla norma scritta della tradizione, quella popolare del mantenimento dei processi familiari e sociali affidati alla donna riproduttrice.

 

OCSE VIOLENZA SULLE DONNE: QUANTI GIUSTIFICANO LA VIOLENZA MASCHILE NEL MONDO?

Unicef e World Value, nell’inchiesta effettuata nei quattro continenti, hanno formulato una domanda: “Può essere ‘giustificato’ il marito che batta la moglie in certe circostanze?”.

Ocse ha rielaborato tutte le risposte giungendo ai seguenti risultati:

Africa (rispondono donne di 50 paesi e uomini di 36) Ha risposto SI’ il 45,5% delle donne e il 31% dei maschi;

Americhe (rispondono donne di 27 paesi e uomini di 6) Ha risposto SI’ il 12,5% delle donne e il 12% dei maschi;

Asia (rispondono donne di 49 paesi e uomini di 22) Ha risposto SI’ il 33,5% delle donne e il 34% dei maschi;

Europa (rispondono donne di 39 paesi e uomini di 7) Ha risposto SI’ l’8% delle donne e l’8,2% dei maschi.

In media, a livello globale, il 27% delle donne e il 28% degli uomini risponde “Sì. il marito che batta la moglie in certe circostanze si può giustificare”.

In sostanza, indipendentemente da giudizi maschili o femminili, una persona su quattro approva la punizione fisica della moglie da parte del marito. Addirittura, in Africa, sono più le donne che gli uomini ad approvarla. Risultati del genere sono significativi considerando il silenzio, l’omertà di tante donne vittime di violenza.

Nessuna nuova legge, disposizione o azione governativa potrà mai fermare la violenza di genere se non verrà rivalutata l’identità femminile da parte di tutti, uomini e donne. La difficoltà di adeguarsi all’uguaglianza di genere coinvolge uomini e donne, a quanto pare.

 

LA VIOLENZA SULLE DONNE: UN FATTORE CRITICO PER L’ECONOMIA E LA SOCIETÀ

Secondo l’OCSE, la violenza sulle donne è un fattore critico tanto per l’economia quanto per il corretto sviluppo della società. Le donne non devono essere escluse dal mercato del lavoro: è un aspetto negativo per loro e per l’intera società.

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico propone ai governi di coordinare gli sforzi per combattere una violenza considerata un’inaccettabile violazione dei diritti umani.

Il cosiddetto “Intimate partner violence” viene ritenuto dall’OCSE “molto diffuso, persistente e devastante“.

E’, a tutti gli effetti, la minaccia numero uno di ogni politica mirata alla parità di genere, degli stessi sistemi giudiziari.

E’ essenziale anche rivedere i sistemi di comunicazione (come quello televisivo, pubblicitario, internet, videogiochi) saturi di stereotipi di genere che diffondono messaggi a favore della violenza sulle donne.

E’ quanto mai urgente, oltretutto, colmare la carenza di personale e strutture preposte all’assistenza delle vittime di violenza.

C’è un altro ostacolo da superare: soltanto 133 dei 180 Paesi monitorati dall’indice Sigi (Social Institutions and Gender Index) dell’Ocse ritengono la violenza domestica soggetta a indagine penale e soltanto 110 Paesi considerano le molestie sessuali un reato perseguibile penalmente.

Il Direttore Esecutivo della Global Initiative for Economic, Social and Cultural Rights ha, di recente, lanciato un appello. Una reale parità di genere passa da una radicale riforma del sistema tributario con un nuovo patto fiscale che vada a colpire le multinazionali e le grandi ricchezze.

Finché la volontà delle multinazionali e delle élite continuerà a padroneggiare nel mondo, ogni riforma sarà destinata a perpetuare disuguaglianze economiche e sociali e la cultura del patriarcato.

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