
In questo articolo:
PARITÀ DI GENERE: PIANO STRATEGICO NAZIONALE 2021-2026 PRESENTATO DA ELENA BONETTI
La Parità di genere rappresenta uno degli obiettivi fissati da tempo nella futura agenda UE e ONU. Con il PNRR anche l’Italia decide di accelerare i tempi per ridurre il gender gap tra uomini e donne.
Su 156 Paesi, l’Italia è passata dal 76° al 63° posto nella classifica sulla ‘gender equality’ stilata dal World Economic Forum. Non basta salire qualche scalino. Il nostro Paese resta tuttora uno dei peggiori in tema di parità di genere.
Il Piano strategico nazionale 2021-2026 presentato il 5 agosto in CdM dalla ministra Elena Bonetti punta in alto. Entro i prossimi 5 anni, intende salire di 5 punti nella classifica del Gender equality index dell’EIGE (Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere) per, poi, cercare di rientrare tra i primi 10 Paesi europei nel prossimo decennio.
E’ un piano ambizioso, urgente, doveroso che richiederà impegno e costanza. Al momento, l’Italia è al 14° posto dell’indice Eige, decisamente al di sotto della media europea.
Per la prima volta, l’Italia avrà un vero e proprio piano di gender equality grazie al contributo delle amministrazioni centrali, parti sociali, enti territoriali e maggiori associazioni che promuovono la parità di genere. Questo documento indica chiaramente la direzione politica da prendere nei prossimi anni per concretizzare gli obiettivi.
PARITÀ DI GENERE: PIANO STRATEGICO NAZIONALE 2021-2026: LE 5 PRIORITÀ
C’è tanto lavoro da fare se solo si pensa a tutti gli ostacoli da superare: disoccupazione, lavoro di cura non retribuito, scarsa rappresentanza a livello politico e di leadership, violenza di genere, discriminazione, stereotipi e sessismo ancora molto presente nella nostra società.
Elena Bonetti ha evidenziato le 5 priorità in assoluto da raggiungere entro il 2026:
– lavoro: la situazione occupazionale delle donne è peggiorata a seguito della pandemia. Entro il 2026, l’obiettivo è un miglioramento del tasso di occupazione femminile di almeno 4 punti percentuali attraverso strumenti come credito agevolato ed incentivi per le assunzioni femminili;
– reddito: è necessario ridurre il gender pay gap nel settore privato (dall’attuale 17% ad almeno il 10%) riducendo anche quello per le giovani laureate passando dal 11% a meno del 15%;
– competenze: il Piano strategico nazionale per la parità di genere 2021-2026 punta ad aumentare la percentuale di studentesse iscritte alle discipline matematico-tecnico-scientifiche (Stem) passando dall’attuale 27% al 35%. Lo stesso vale per le competenze digitali e per i professori: l’obiettivo per il 2026 è passare dal 25% al 40%;
– assistenza alle famiglie: il piano è orientato verso una maggiore partecipazione degli uomini nella cura/assistenza della casa e dei familiari;
– leadership: più potere e posizione di vertice alle donne nei Cda delle aziende quotate, che superi il 45%. L’aumento della leadership femminile riguarda anche enti pubblici, magistratura, autorità dipendenti.
OBIETTIVI DEL PIANO STRATEGICO NAZIONALE 2021-2026 PER LA PARITÀ DI GENERE
La Strategia Nazionale per la Parità di genere 2021-2026 intende innanzitutto abbattere il gap salariale uomo-donna incrementando il tasso di occupazione e l’imprenditoria femminile, le quote rosa nei Cda. Introduce la figura del diversity manager per monitorare l’applicazione della normativa sulla parità di genere, stabilisce premi e sanzioni per chi supera la soglia massima di parità retributiva stabilita da una legge ad hoc.
Il Piano illustrato in Cdm dalla ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità Elena Bonetti è una delle linee d’azione su cui il Governo Draghi si è impegnato anche in termini di attuazione del PNRR e della Riforma del Family Act.
Il Piano strategico nazionale 2021-2026 prevede i seguenti punti chiave:
– scalare la classifica del Gender equality dell’EIGE;
– ridurre il gender pay gap, la disparità di retribuzione tra uomini e donne scendendo al di sotto del 10%;
– aumentare il tasso di occupazione e di imprenditoria femminile:
– innalzare le quote rosa in Cda passando dall’attuale 38% al 45%. E’ stato previsto un nuovo target anche per aumentare le posizioni apicali e di direzione dal 24% al 35% potenziando anche la presenza femminile nei ruoli di direzione della PA e degli enti locali;
– applicare sconti fiscali ai datori di lavoro che contribuiscono alla parità dei sessi;
– par condicio e maggiore rappresentanza delle donne in Tv, politica e settori considerati tuttora ‘maschili’ come le discipline Stem;
– mettere in atto misure per contrastare l’idea antiquata che la maternità debba gravare soltanto sulla donna (contributi figurativi in maternità, congedi più lunghi per i papà, contributi a fondo perduto per asili nido comunali e aziendali, detrazioni per caregiver, baby sitter e badanti);
– lotta alla violenza di genere;
– attenzione sulla salute riproduttiva delle donne, visto che le leggi sull’aborto in Italia sono ancora decisamente poco accessibili.
CENTRARE L’OBIETTIVO ABBATTENDO PREGIUDIZI SOCIALI E CULTURALI
Non sarà possibile rimuovere le disuguaglianze nel mondo del lavoro senza prima affrontare il problema culturale, i pregiudizi, la mentalità antiquata e maschilista tuttora presente nel nostro Paese.
La parità di genere ‘dovrebbe’ essere garantita dall’art. 3 della Costituzione ma, di fatto, questo traguardo democratico non è stato raggiunto.
In termini pratici, mancano infrastrutture sociali (un efficiente sistema di welfare, asili nido), il che porta soltanto le donne a doversi sacrificare per la cura familiare di anziani e minori.
IL LAVORO È CENTRALE PER LA PARITÀ DI GENERE
Ancora oggi, in Italia, una donna su cinque smette di lavorare dopo aver avuto un figlio.
Dai dati Istat di giugno 2021 emerge un tasso di occupazione maschile del 66,9% contro quello femminile del 49%. La pandemia ha acuito il gender gap occupazionale: dei 101mila occupati in meno, il 98% (99mila unità) è costituito da donne che hanno perso il lavoro.
E’ dal lavoro che bisogna partire, dalle disuguaglianze di genere in ambito occupazionale. Elena Bonetti ricorda che è soprattutto il lavoro a mettere in risalto lo squilibrio di genere. Grazie al PNRR oggi è possibile mettere in campo nuovi strumenti per ridurre il gap occupazionale uomo-donna che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa.
Bisogna puntare all’azione sinergica di occupazione, retribuzione e competenze per una maggiore equità nel mondo del lavoro aumentando l’occupazione femminile in termini quantitativi e qualitativi anche prevedendo sconti fiscali, ad esempio la defiscalizzazione per i contratti di sostituzione di maternità.
Per l’imprenditorialità femminile, oggi ci sono a disposizione 440 milioni di euro, di cui 400 provenienti dal PNRR e 40 dalla Legge di Bilancio 2021.
Per la formazione nell’ambito di materie scientifiche-matematiche-finanziarie attraverso corsi integrativi extra scolastici, è stato stanziato un miliardo di euro per migliorare le competenze femminili.
L’obiettivo di spesa complessivo è di circa 7 miliardi da investire per la parità di genere.
FORMAZIONE NELLE DISCIPLINE STEM PER LA LEADERSHIP FEMMINILE
Per raggiungere la parità di genere, bisogna affrontare il gap nella digitalizzazione. In Italia soltanto il 19% delle donne ha adeguate competenze digitali contro il 30% europeo.
A maggio 2021 è stato presentato il progetto “Women&Tech Young Ambassadors” per la formazione nelle discipline Stem contro gli stereotipi di genere. Si tratta di un’operazione di mentoring sociale in cui giovani donne mettono la loro esperienza ed il loro tempo a disposizione dei ragazzi nelle scuole medie e superiori illustrando loro i mestieri del futuro in area Stem.
Le donne Stem fanno crollare lo stereotipo che presenta le discipline Stem come scienze dure, prevalentemente maschili. In vista della transizione digitale e green, la formazione nelle Stem è essenziale per consentire alle donne di accedere ai ruoli più qualificati di leadership.
Non si tratta soltanto di un imperativo morale e di giustizia sociale ma anche di una priorità per la crescita economica. La parità di genere potrebbe valere fino a 13mila miliardi di dollari di PIL mondiale nel 2030. Le donne sono una risorsa straordinaria per la società, non un peso o un problema.