PROTOCOLLO ZEUS, FIRMATA L’INTESA

PROTOCOLLO ZEUS, FIRMATA L’INTESA
25 Ottobre 2019 Francesco Ciano
PROTOCOLLO ZEUS

PROTOCOLLO ZEUS: INTESA TRA POLIZIA DI STATO E CIPM CONTRO STALKING E VIOLENZA

 

Il 5 aprile 2018, a Milano, è stato firmato il Protocollo ZEUS. Un’intesa tra la Polizia di Stato e il CIPM (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione) firmata in presenza del questore Marcello Cardona, Paolo Giulini (presidente del CIMP) e Alessandra Simone, Dirigente della Divisione Anticrimine nonché ideatrice del progetto.

Si tratta di un protocollo di intervento nei casi di stalking, maltrattamenti, violenza domestica, bullismo e cyberbullismo. Introduce nei decreti di ammonimento la cosiddetta ‘ingiunzione trattamentale’ ovvero l’obbligo da parte dei soggetti ammoniti di rivolgersi al CIPM per intraprendere un percorso finalizzato al miglioramento della gestione delle emozioni e del controllo dei propri impulsi.

Un tentativo non punitivo ma di recupero, educativo, riabilitativo.

L’idea rivoluzionaria è racchiusa in questa frase: “prendersi cura anche di chi agisce violenza” per prevenire un reato.

In Italia, la città di Milano è la prima (e, finora, unica) città ad utilizzare questo importante strumento di prevenzione forte della sinergia tra Istituzioni e Servizi, che permette un costante monitoraggio dei casi critici tramite reciproci feedback.

In questo focus incentrato su Zeus (il più famoso dei maltrattanti), spieghiamo meglio come funziona questa sinergia e quali risultati sono stati raggiunti finora.

 

PROTOCOLLO ZEUS: IL COSTANTE MONITORAGGIO DI STALKER, VIOLENTI E BULLI

Come funziona la sinergia tra CIPM e Polizia di Stato?

Funziona così.

La Polizia segnala al CIPM tutti coloro che hanno compiuto atti persecutori ed aggressivi.

Il CIPM, dopo aver esortato questi soggetti ad intraprendere il percorso trattamentale suggerito dal Questore in fase di ammonimento, segnala alla Polizia gli ammoniti che rifiutano il percorso stesso.

Disertare gli incontri diventa un’aggravante per il soggetto ammonito.

Una volta segnalati i soggetti critici, l’Istituzione intensifica la sua pressione sui casi a rischio.

Un sistema di prevenzione decisamente selettivo che potenzia il monitoraggio di soggetti violenti.

Un protocollo del genere – siamo sicuri che lo stai pensando anche tu – dovrebbe essere avviato in tutta Italia per rendere più efficace la legge Codice Rosso.

Questo sistema offre un’ulteriore alternativa a chi non è ancora coinvolto in procedimenti penali per tentare un percorso che supera l’idea classica di prevenzione.

Per ogni caso, ogni 3 mesi è previsto un briefing con gli operatori allo scopo di seguire il percorso svolto dai soggetti. Chi non si presenta viene sottoposto a sorveglianza speciale per monitorare la violenza alzando così la soglia della prevenzione.

 

TIPOLOGIE DI AMMONIMENTO, COME FUNZIONA

Si parla di ammonimento del Questore.

In realtà, esistono tre tipologie di ammonimento:

  • Su richiesta della persona offesa da atti persecutori (stalking) – art. 8 L. 38/2009;
  • Su richiesta della vittima di cyberbullismo – ex art. 7 L.71/2017;
  • Emesso dal Questore per maltrattamenti e violenza domestica – art. 3 L. 119/2013.

L’ammonimento per stalking viene richiesto dalla vittima al Questore prima di fare querela/denuncia per spingere lo stalker ad interrompere il suo comportamento persecutorio. Se esistono le basi dello stalking, il Questore ammonisce il persecutore diffidandolo dal tenere una condotta illecita. Si tratta di un richiamo formale con l’avvertimento che, se il soggetto persisterà nelle sue condotte, ci saranno conseguenze penali. In seguito, il Questore informerà la vittima invitandola a segnalare qualsiasi evento successivo alla notifica.

Questa misura preventiva rende più agevole sia il passaggio al procedimento penale sia l’eventuale arresto dello stalker in caso di flagranza di reato.

L’ammonimento per violenza domestica e maltrattamenti in famiglia viene eseguito su iniziativa del Questore quando chiunque (dal vicino di casa all’operatore del 118), con la garanzia dell’anonimato, segnali alle Forze dell’Ordine situazioni critiche (percosse e lesioni, i due ‘reati sentinella’ di maltrattamenti in famiglia, nonché la presenza in casa di minori probabili vittime di violenza assistita).

La vittima, in questo caso, non è vincolata alla richiesta formale per evitare di esporla al pericolo di ritorsioni del maltrattante (spesso convivente).

Questa misura di prevenzione (una sorta di ‘cartellino giallo’) consente l’arresto in flagranza di reato in caso di successivi interventi delle Forze dell’Ordine.

L’ammonimento per cyberbullismo va a colpire ogni forma di pressione, molestia, aggressione, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, manipolazione, acquisizione illecita, furto di identità, trattamento di dati personali, diffusione di contenuti che arrechino danno o la messa in ridicolo. Tutto questo realizzato online ai danni di minorenni.

La misura può essere richiesta ed applicata prima della denuncia e sarà valida fino al compimento della maggiore età.

 

PROTOCOLLO ZEUS: IL PERCORSO TRATTAMENTALE DEL CIPM

Il più delle volte, i comportamenti violenti in ambito relazionale sono caratterizzati da un graduale aumento di intensità e violenza della condotta.

Dal primo episodio di violenza in poi, chi compie atti persecutori o maltrattamenti può perdere il controllo fino al gesto estremo, al danno irreparabile.

Per evitare che la condotta degeneri, si tenta di intervenire all’inizio della spirale di violenza per fermare in tempo i soggetti critici in contesti particolarmente rischiosi.

Lo stalker e l’uomo violento spesso si ritrovano soli ad affrontare gli episodi, incapaci di frenare gli impulsi aggressivi e di comportarsi in altro modo ed è qui che interviene il protocollo. Nell’ambito della procedura di ammonimento del Questore, all’ammonito vengono indicati quei servizi specialistici finalizzati al trattamento.

L’importanza di fornire a questi soggetti un ‘trattamento’ è evidenziata dalle più recenti convenzioni internazionali, da quella di Lanzarote a quella di Istanbul che hanno ben compreso la necessità di affrontare la violenza con un approccio integrato, considerando le fragilità sia della vittima sia dell’aguzzino.

Con l’obiettivo di rendere consapevoli della lesività delle condotte violente e prevaricatorie e di prevenire recidive, il CIPM si avvale di un’equipe di lavoro multidisciplinare grazie alla collaborazione di diverse figure professionali (criminologi, avvocati, psicoterapeuti, sociologi, magistrati, educatori e mediatori).

Offre gratuitamente questi servizi.

 

LA BLUE BOX DI MILANO PER RAGAZZI VITTIME DI BULLISMO

Alcuni mesi prima della firma del protocollo Zeus, a Milano è stata introdotta la Blue box, la scatola blu dove i ragazzi possono infilare messaggi cartacei contenenti richieste di aiuto o segnalazioni di situazioni critiche. Uno strumento utile contro il disagio giovanile gestito da un’équipe multidisciplinare della Polizia di Stato nelle scuole medie e superiori.

E’ un progetto voluto dalla Direzione centrale Anticrimine e coordinato dal Dirigente della Divisione Anticrimine per contrastare bullismo e cyberbullismo.

Gli agenti incontrano i ragazzi, rispondono alle loro domande, spiegano loro che dai 14 anni si diventa ‘responsabili di reato’ e che, dal 2017, la legge consente di emettere un ammonimento anche per i cyberbulli.

L’ammonito viene informato del fatto che sta commettendo un reato. Entro 48 ore la vittima di cyberbullismo può chiedere la cancellazione di foto e frasi offensive ai gestori di social network o altri siti.

 

PROTOCOLLO ZEUS CONTRO BULLISMO E CYBERBULLISMO

Dal 5 aprile 2018, grazie al protocollo ZEUS, Milano ha uno strumento in più anche per le vittime di bullismo e cyberbullismo: l’ingiunzione trattamentale.

Il soggetto ammonito viene invitato a rivolgersi al C.I.P.M. Si parte sempre con l’ascolto, intervenendo in fase di ammonimento, per evitare il peggio cercando di sensibilizzare gli aguzzini sui danni che possono arrecare alle loro vittime.

Si tratta di un percorso terapeutico che li porterà a capire non solo la gravità delle loro condotte ma il perché del proprio comportamento: da una parte, offese, insulti, derisione della vittima, dall’altra, senso di colpa, frustrazione, isolamento. Alla fine del percorso, vittima e cyberbullo possono anche incontrarsi, in una situazione protetta, e parlarsi faccia a faccia.

Il Centro Nazionale per la Promozione della Mediazione, associazione fondata nel 1995 a Milano, oltre ad aver attivato molti interventi di formazione nelle scuole e percorsi di sensibilizzazione sul territorio, porta avanti progetti tra carcere e territorio. A Milano, Torino, Lecco, Forlì, Vasto e Bari ha aperto in convenzione con Enti pubblici vari centri, sportelli di ascolto ed accoglienza per cittadini vittime di reati.

 

I PRIMI RISULTATI DEL PROTOCOLLO ZEUS

Nei primi tre mesi successivi alla firma del Protocollo ZEUS (maggio, giugno e luglio 2018), sono stati emessi ben 31 ammonimenti nei confronti di stalker (24) e maltrattanti (7). Tali soggetti sono stati inviati presso il Centro Italiano per la Promozione della Mediazione e ricevuti da una equipe di psicologi, criminologi ed assistenti sociali, con cui hanno intrapreso il percorso trattamentale.

Secondo le prime statistiche, il protocollo funziona: la frequenza di chi ripete reati come stalking e violenza domestica si riduce. I violenti stanno imparando ad uscire dall’isolamento ed a chiedere aiuto per scongiurare atti aggressivi.

Nel mese di febbraio 2019, è stato presentato il primo bilancio con dati concreti alla mano: 128 ammoniti, 113 invitati a sottoporsi all’attività di recupero e 79 soggetti che hanno accettato di farlo con un incremento del 74,33%.

Questi dati dimostrano che si sta lavorando nella direzione giusta. Prevenire atti aggressivi si può. Dall’avvio del protocollo ZEUS, oltre 7 maltrattanti su 10 hanno accettato di sottoporsi alla terapia.

Ricordiamo che la mediazione del CIMP è gratuita per i sex offender che vogliono cambiare strada.

In virtù degli ottimi risultati ottenuti, il protocollo milanese potrebbe essere esteso in tutta Italia. Si spera, almeno.

Lo scorso aprile, Chiara Ambrosio, vice questore della divisione Anticrimine di via Fatebenefratelli, ha spiegato: “Lo abbiamo proposto al ministero”.

 

FABIO ROIA: “TROPPE DENUNCE INASCOLTATE”

I dati Eures 2018 riportano che, nel 42,9% dei casi, le donne vittime di femminicidio avevano denunciato il loro aguzzino. Sono ancora tante, troppe, le denunce inascoltate.

Fabio Roia, presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano, è il magistrato che si occupa di violenza di genere, stalking e femminicidio dagli anni ‘90. Se in quegli anni gli autori di stalking e violenza di genere durante l’interrogazione rispondevano “Non sapevo fosse un reato picchiare la propria moglie”, oggi lo sanno.

Eppure, nel 2019, denunciare non salva sempre la vita delle donne. Perché?

Risponde Roia: “Manca una trattazione adeguata della denuncia, non c’è ancora un approccio professionale da parte degli operatori, spesso si tende a confondere la violenza con il conflitto famigliare, si perde troppo tempo”.

Esiste tuttora una forma di pregiudizio, si tende a minimizzare il racconto delle donne. Spesso, le stesse donne svalutano la loro condizione di pericolo: in 7 casi su 10 non sanno di essere vittime di un crimine e denunciano troppo tardi (quando il reato cade in prescrizione).

Il delitto d’onore è stato abolito in Italia nel 1981 ma i pregiudizi restano, non esiste ancora la consapevolezza da parte del maltrattante e della vittima.

Il 62% delle Procure dispone di uffici specializzati su questi reati, il 38% no, indipendentemente da Nord e Sud.

Il Protocollo ZEUS, che prevede misure preventive restrittive e terapeutiche nei confronti dei maltrattanti, ha portato ad un calo delle recidive. Si interviene sia sul recupero di uomini violenti (fondamentalmente deboli) sia sul recupero dell’autostima delle donne (spesso distrutta dagli aguzzini).

 

IL VIDEO GIRATO DA UNA VITTIMA DI STALKING DIFFUSO DALLA QUESTURA DI MILANO

La firma del Protocollo Zeus è stata annunciata il 5 aprile 2018 attraverso una video-denuncia di una vittima di stalking stanca di subire. Una ragazza di Milano che ha registrato tutto con il suo cellulare: l’insistenza snervante del suo persecutore ‘beccato’ per le scale del condominio oppure appostato fuori dalla sua abitazione.

Ha incastrato così il suo stalker: registrando le prove sul telefonino, documentando giorno dopo giorno come vive una donna vittima di stalking. Aveva deciso di lasciarlo e lo aveva appena denunciato per spingerlo a smettere con i suoi atti persecutori.

Lo stalker ripreso si incappuccia, tenta di nascondere la sua identità ma lei si difende dicendogli: “Vengo dalla Questura, ti ho appena denunciato. È inutile che ti incappucci, eri un’altra volta dentro casa mia. Questa è violazione di domicilio!”.

È psicologicamente provata mentre lo stalker si difende dicendo “Io volevo solo parlare con te“.

Lei non vuole né parlare né vederlo più, quelle persecuzioni costanti sono “un incubo“.

 

Ti lasciamo al video diffuso dalla Questura di Milano che si commenta da sé

 

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