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REDDITO DI EMERGENZA PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA PREVISTO NEL PIANO COLAO
Tra i sei macro-settori contenuti nel Piano Colao per la Fase 3, la task force guidata dall’ex manager Vodafone include donne e famiglia. In particolare, Vittorio Colao ha proposto il reddito di emergenza per le donne vittime di violenza.
Imprese e Lavoro, Infrastrutture e Ambiente, Turismo Arte e Cultura, P.A., Istruzione Ricerca e Competenze, Individui e Famiglie. La donna si colloca lì, nella sesta ed ultima sezione Individui e Famiglie.
Il Piano Colao, nelle sue 121 pagine contenenti azioni da mettere in campo in tempi stretti, vuole il Paese che vogliamo tutti. Un’Italia indebolita dall’emergenza Covid-19 più pronta a reagire alla crisi, più competitiva, equa e sostenibile.
L’8 giugno il manager Vittorio Colao ha consegnato questo piano (documento non ancora presentato ufficialmente) al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Sono tanti i buoni propositi di questo Piano: snellimento della burocrazia, ripresa economica, riforme, innovazione, digitalizzazione, ecosostenibilità, società più inclusiva ed equa. Tra questi, si prevede la “parità di genere ed inclusione sociale” per ridurre il gap che penalizza da sempre le donne, le disuguaglianze sociali, generazionali, territoriali.
Non che prima dell’epidemia la situazione in Italia fosse delle più rosee: alto debito pubblico, forte evasione fiscale, bassa produttività. crescita debole, notevoli disuguaglianze di genere, sociali e territoriali.
Serve più che mai – evidenzia il piano Colao – la pianificazione ed il lancio rapido di azioni concrete per rafforzare e velocizzare la ripresa economica nel biennio 2021-22.
REDDITO DI EMERGENZA PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA: IL PIANO COLAO LO CHIAMA ‘CONTRIBUTO DI LIBERTÀ’
Il comitato di esperti in materia economica e sociale chiamati dal governo Conte ha racchiuso tutte le iniziative contemplate nel Piano in un dossier intitolato “Iniziative per il rilancio 2020-2022″.
Il Piano Colao elaborato da 17 esperti (tra cui economisti, manager, fisici, sociologi, avvocati, specialisti del lavoro), tra tante iniziative propone il reddito di emergenza per le donne vittime di violenza.
Il titolo del documento che ‘immagina’ l’Italia nella Fase 3 è “Un’Italia più forte, resiliente ed equa”. Un titolo a mezza via tra un libro di fiabe e un’agenda per colmare certi ritardi storici del nostro Paese.
Nella relazione a corredo del piano, si ammette che “alcune lentezze nell’erogazione di fondi non hanno permesso di raggiungere tempestivamente tutte le persone e le imprese in difficoltà”. Chi, dopo 100 giorni, sta ancora aspettando il pagamento della Cassa Integrazione se n’è accorto.
Il reddito di emergenza viene definito nel Piano un “contributo di libertà” per tutte le donne che intraprendono un percorso di uscita dalla violenza.
Un contributo “pubblico tipo reddito di emergenza e/o cittadinanza che garantisca loro un supporto iniziale, da destinare a spese di sussistenza, alloggio, mobilio, salute, educazione e socializzazione dei figli, corsi professionali, vita autonoma“.
Per inserire queste donne nel mondo del lavoro, l’ipotesi è quella di una Rete di Imprese contro la Violenza ad adesione volontaria.
Sono previste agevolazioni alle imprese che assumano donne inserite in percorsi di accoglienza e protezione presso centri antiviolenza o case rifugio.
Nel 2019 sono stati stanziati 20 milioni di euro per i centri antiviolenza e case rifugio, ma secondo la task force tali fondi devono aumentare del 50% ed occorre raddoppiare i posti nelle case rifugio.
PIANO COLAO: ALTRE INIZIATIVE A FAVORE DELLE DONNE E DELLA FAMIGLIA
Oltre al reddito di emergenza per le donne vittime di violenza, il Piano Colao prevede altre iniziative a favore delle donne e della famiglia.
In tema di gender equality, l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi UE (siamo in coda). Bisogna allinearsi alla Strategia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea includendo una prospettiva di uguaglianza in tutti i settori della società. Il primo passo è valutare l’impatto di genere (VIG), uno strumento politico che ha lo scopo di individuare e valutare il diverso impatto o effetti su donne e uomini rispetto agli altri Paesi.
E, ancora, il Piano Colao propone:
– più giorni (15) di congedo parentale per i papà con indennizzo di almeno il 60%;
– sostegno alla maternità per le donne che svolgono lavoro autonomo;
– più asili nido con l’obiettivo di raggiungere in 3 anni il 60% dei bambini azzerando le differenze territoriali tra Centro, Nord e Mezzogiorno;
– assegno unico per ciascun figlio;
– misure per limitare l’uscita delle donne dal mercato del lavoro in tempi di pandemia con potenziamento dell’occupazione nei settori della sanità, assistenza sociale, servizi educativi per la prima infanzia;
– promozione dell’empowerement femminile per consentire alle donne di occupare posizioni apicali di imprese, istituzioni, organi amministrativi (cda);
– riduzione della disparità salariale tra uomini e donne;
– lotta agli stereotipi di genere a cominciare da iniziative nelle scuole. L’Istat dovrebbe introdurre un “Barometro sugli stereotipi e le discriminazioni” per monitorare opinioni ed atteggiamenti dei cittadini.
PIANO COLAO: CHE NE PENSA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?
La task force, a quanto pare, sta per essere liquidata.
Il Piano Colao non piace a Conte. Si capisce da come ha commentato e da come ha preso le distanze quando è trapelata la notizia della consegna del documento al presidente del Consiglio.
“Abbiamo saputo del piano di Rilancio 2020-2022 dagli organi di stampa. Noi dell’esecutivo non ne sapevamo nulla” così ha commentato Conte. “Non sono stato io a far trapelare il documento redatto da Vittorio Colao. Tra l’altro, è solo uno spunto tecnico, niente di più. La decisione sarà politica”.
E dire che il comitato di esperti in materia economica e sociale della task force che ha elaborato il Piano è stato chiamato proprio da Conte.
Anche per la deputata di Italia Viva Lucia Annibali è, dunque, troppo presto per esultare riguardo alla proposta di Colao di un contributo di libertà per le donne vittime di violenza. Annibali ha dichiarato: “Avremmo voluto vedere la proposta in Parlamento e non sulle colonne dei giornali, ma ora quello che conta è la sostanza“.
Ciò che conta davvero sono i fatti, non quintali di documenti elaborati le cui iniziative ed obiettivi potrebbero non vedere mai la luce.
Ovviamente, ci auguriamo il contrario tanto per le donne che hanno il diritto di essere sostenute nel loro percorso di uscita dalla violenza quanto per i centri antiviolenza che necessitano di fondi stanziati e ancora da distribuire.
Mentre i centri antiviolenza attendono i fondi da tempo
e lavorano da sempre in condizioni precarie,
le donne vittime di violenza potrebbero avere la ‘fortuna’
di ricevere il reddito di emergenza.
Sogno o realtà?