
La giornalista Franca Leosini insiste nell’affermare: “La donna che accetta la violenza è complice del suo carnefice” se non reagisce al primo segnale. Ha stigmatizzato la Sindrome della Crocerossina (detta anche sindrome di Candy Candy), ovvero la propensione di alcune donne a voler cambiare e salvare un marito violento a tutti i costi. Un’inclinazione pericolosa.
Ci dissociamo dall’idea assolutistica della Leosini riguardo al fatto che una donna che accetta la violenza sia complice del suo carnefice e ci schieriamo dalla parte della criminologa Roberta Bruzzone che la pensa in tutt’altro modo. Ma approfondiremo questa questione in un prossimo focus.
Torniamo alla sindrome della crocerossina che la Leosini ha fatto riemergere di recente. Un tema discusso da anni. La giornalista conduttrice di “Storie Maledette” ha ammesso l’atteggiamento di sottomissione della vittima di violenza dipenda dal background culturale della donna. Se cresce all’interno di una famiglia dove il padre picchia e sottomette regolarmente la madre (incapace di reagire) è matematico che, a sua volta, anche lei possa subire certi comportamenti considerandoli ‘normali’. E’ triste ammetterlo ma, spesso, è così. Ecco perché chi è impegnato nella lotta contro la violenza sulle donne insiste sul cambiamento culturale ed educativo, di parità dei sessi, rispetto verso la donna.
Oggi, le donne sono informate, possono discernere la cultura patriarcale e retrograda da quelli che sono i sacrosanti diritti delle donne. Sanno anche che la sindrome di Candy Candy è un atteggiamento da combattere, da cui guarire.
In questo articolo:
SINDROME DELLA CROCEROSSINA: COS’È, COME SI MANIFESTA
Secondo la nostra cultura, la bambina viene educata a prendersi cura dell’ambiente, della casa, delle persone che vi abitano, a crescere ed accudire i figli. Gli uomini no, non vengono educati ad entrare in sintonia emotiva con le persone.
Crescendo, alcune donne con la sindrome da crocerossina vivono la relazione sentimentale come una missione da compiere: migliorare la vita emotiva del partner, curarlo e ‘salvarlo’ dai suoi difetti (carattere violento incluso).
Non lo fanno soltanto per generosità ed amore disinteressato. Lo fanno spinte da uno strano meccanismo: curando il partner ‘dimenticano’ di curare ed amare se stesse. Da innamorate diventano infermiere destinate ad una vita di coppia infelice. Secondo loro, l’amore ha un potere salvifico e pensano di poter affrontare qualsiasi demone del partner. Per questa loro idea, scelgono sempre partner problematici, violenti, tossicodipendenti, giocatori d’azzardo, alcolizzati, depressi.
IDENTIKIT DI CANDY CANDY
Sono state tracciate precise caratteristiche della donna con sindrome della crocerossina.
Si tratta di donne che:
– si sacrificano spesso per gli altri e non solo nelle relazioni amorose;
– non esprimono la propria volontà ed i propri bisogni;
– soffrono di sensi di colpa che risalgono all’infanzia, magari per aver perso i genitori;
– sono insicure;
– hanno una bassa autostima, poca fiducia in se stesse, pensano di non meritare amore;
– hanno paura di essere abbandonate o rifiutate. Per loro, l’amore ha un prezzo e deve essere in qualche modo guadagnato;
– si legano a uomini emotivamente freddi, irresponsabili, egoisti, prevaricatori, violenti, che pretendono di essere accuditi, narcisisti, poco disposti al dialogo, con problemi di dipendenza (alcol, droga, gioco).
Il più delle volte, nonostante le violenze subite, accettano la richiesta di perdono del partner anziché chiudere il rapporto. La relazione diventa una gabbia senza chiave, un rapporto di dipendenza psicologica ad alto rischio in cui la donna si annulla completamente in virtù del partner. Pur di continuare la relazione è capace di negare la realtà.
Queste donne sono vittime di un amore patologico, malato, tossico. Spesso, dietro un rapporto malato e violento, fatto di abusi psicologici. dipendenza emotiva e maltrattamenti, si nasconde il timore di essere abbandonate o rifiutate
Questa sindrome è tipicamente femminile ma non risparmia gli uomini.
SCELTA INCONSAPEVOLE, SERVE UNA PRESA DI COSCIENZA
Le donne ‘affette’ dalla sindrome della crocerossina non scelgono questa via consapevolmente.
‘Candy’ s’impegnerà con tutta se stessa per aiutare e prendersi cura del partner sia emotivamente sia materialmente, proprio come una madre. Pensa che per ricevere amore sia essenziale rendersi indispensabili ed accudire al 100% il partner.
Potrebbe capitare che l’uomo guarisca e, a quel punto, non senta più il bisogno di lei e si allontani dalla sua crocerossina, la quale vivrà una devastante esperienza di abbandono.
Il più delle volte, però, queste donne finiscono nelle mani di uomini violenti vivendo un amore malato. Diventano vittime di violenza e decidono di non denunciare il partner perché sono sicure che la forza dell’amore vincerà su tutto e lo guarirà. Se incontrano un tossicodipendente, potrebbero rischiare di diventare loro stesse alcolizzate o drogate.
Le donne con questa sindrome, nell’illusione di salvare il partner, distruggono la loro vita. Addirittura, perdonano il partner che tenta di ucciderle: una debolezza che può condurre alla morte.
Gli uomini violenti e potenziali autori di femminicidio non cambiano. Lasciamo che siano le Forze dell’Ordine e la Giustizia o Dio a ‘salvarli’.
Evitate assolutamente di cadere in questa trappola. Come? Decidendo di guarire dalla sindrome di Candy Candy.
COME GUARIRE DALLA SINDROME DELLA CROCEROSSINA
In realtà. il problema che la ‘crocerossina’ tenta di risolvere fuori è dentro di lei. E’ di questo che deve prendere coscienza.
La donna spinta a prendersi eccessivamente cura del partner e di ‘assecondarlo’ indiscriminatamente diventandone schiava solitamente non ha ricevuto abbastanza amore dalla propria famiglia. Pensa di dover pagare l’amore con la moneta del sacrificio senza limiti.
L’autoconsapevolezza è il primo passo per uscire da questa trappola. La donna deve capire che il suo atteggiamento è sbagliato, deve comprendere le cause del suo comportamento per poi elaborare tutti i traumi infantili o i suoi lati caratteriali che la rendono schiava di se stessa e del partner.
“Non sono un satellite degli altri“. Questo dovrebbe ripetere ad alta voce ogni giorno, in ogni momento della giornata, più spesso che può.
Prima di pensare a ‘curare’ il partner e gli altri, dovrebbe guarire se stessa.
L’aspetto più difficile per lei è proprio rendersene conto: per lei, la dipendenza emotiva dal partner è la normalità, non sa immaginare la propria vita relazionale in un altro modo. Si sacrifica nella speranza di essere ricambiata senza pensare che l’amore vero è qualcosa di molto diverso da questo.
Se, però, si fermasse un attimo a riflettere, ad ‘ascoltarsi‘, potrebbe avvertire la sensazione di insoddisfazione e di vuoto, di solitudine nel rapporto a due. Le basterebbe interrogare le proprie sensazioni per rendersi conto di ciò che le succede davvero e riprendere il controllo della sua vita.
Se la famiglia o le persone che ha incontrato hanno sempre preso senza mai dare, deve sentire che è arrivato il momento di prendersi cura di se stessa e di amarsi. Soltanto chi si ama può amare e ricevere in cambio l’amore, quello vero.
Solo allora potrà allontanarsi dalla falsa responsabilità che si assume nei confronti del partner, dalla compassione pericolosa con cui rischia di subire per anni violenze fisiche e psicologiche, se non la morte.
Prendi coscienza del rapporto sbagliato che stai vivendo.
Non accettare e non subire violenza solo perché hai paura dell’abbandono.
Alza la testa, recupera l’autostima e lascia il maltrattante,
denuncialo se serve per difendere la tua vita e se sei in pericolo.
Non sei un oggetto, sei una persona che merita amore vero.
Candy Candy è soltanto un personaggio dei cartoni animati.