09/04/21 SIGNAL FOR HELP

09/04/21 SIGNAL FOR HELP
9 Aprile 2021 Francesco Ciano
signal for help

SIGNAL FOR HELP: ALERT IN UN GESTO PER VITTIME DI VIOLENZA, MA NON PER TUTTE

 

Pollice piegato all’interno del palmo della mano, 4 dita in alto e poi chiuse a pugno. Un doppio codice gestuale eseguito con il palmo rivolto verso l’interlocutore o verso lo schermo (durante una videochiamata) E’ il Signal for Help, l’alert silenzioso in un gesto, un segnale di aiuto da parte delle vittime di violenza domestica.

Se ti capitasse di vedere una donna che fa un gesto mimando il numero 4 con la mano non restare indifferente: ti sta chiedendo aiuto, ti sta chiedendo di rivolgerti al numero antiviolenza 1522, gratuito da rete fissa e mobile, o di contattare le Forze dell’Ordine.

A partire da metà marzo 2021, il Signal for Help lanciato in tutto il mondo ad aprile 2020 (in piena pandemia) da due associazioni (Canadian Womens’ Foundation e Women’s Funding Network‘) è diventato virale rimbalzando sui social network. E’ stato pensato e lanciato nella prima fase della pandemia Covid-19, quando il lockdown ha fatto registrare a livello globale un drastico aumento di episodi di femminicidio e violenze domestiche. Sono le donne a pagarne maggiormente le conseguenze, come sempre, insieme ai loro figli. Donne prese a botte, dominate con violenza fisica a psicologica tra le mura di casa, bloccate dalla paura, minacciate. Si sono ritrovate in convivenza forzata, costrette in casa con i propri aguzzini, isolate dal mondo esterno, senza alcuna possibilità di denunciare il pericolo che stavano correndo e che corrono tuttora. E’ la ‘pandemia ombra’, come l’ha definita l’ONU.

Per il massimo dell’efficacia, tutti dovremmo saper riconoscere questo segnale universalmente riconosciuto e saperlo replicare in caso di necessità in diverse situazioni, da una conversazione su Zoom, aprendo la porta di casa ad un corriere, dal terrazzo di casa, dentro l’abitacolo di un’auto, durante una videocall di lavoro.

L’associazione D.i.Re consiglia, però, cautela nell’utilizzo di questo segnale. Non va bene per tutte le vittime e spiega come e quando usarlo.

 

SIGNAL FOR HELP LANCIATO IN PIENA PANDEMIA IN CANADA E NEGLI USA

Signal for Help è stato introdotto il 14 aprile 2020 in Canada dall’associazione Canadian Women’s Foundation ed il 28 aprile 2020 negli Stati Uniti dalla Women’s Funding Network (WFN). E’ stato riconosciuto come uno strumento utile per contrastare la violenza domestica da oltre 40 organizzazioni canadesi e statunitensi.

Essendo diventato virale, anche gli autori di abusi possono venire a conoscenza di questo segnale. La Canadian Women’s Foundation ed altre organizzazioni hanno, quindi, chiarito che questo segnale “non salverà la situazione” ma rappresenta uno strumento in più per chi volesse chiedere aiuto in una situazione di pericolo.

Il gesto di Segnale di Aiuto universale non è stato scelto a caso: abbassare le 4 dita simboleggia l’intrappolamento del pollice (chiuso nella sua ‘prigione’). La stessa prigione, la stessa trappola in cui si trovano le vittime di violenza domestica.

E’ un gesto muto per segnalare abusi, un segnale discreto, silenzioso, che non lascia tracce visibili ma che può segnalare una situazione di pericolo che si sta vivendo.

L’obiettivo primario è permettere alle vittime di abusi di chiedere aiuto in qualsiasi momento, in modo semplice e silenzioso, in modo da non far insospettire l’aggressore che si trova inevitabilmente in casa con la vittima.

 

SIGNAL FOR HELP RILANCIATO IN ITALIA A MARZO 2021

Secondo un rapporto dell’Istat, durante il primo lockdown (marzo-aprile 2020) i femminicidi hanno rappresentato il 50% del numero totale di omicidi compiuti. Nel primo semestre 2020, sono stati il 35%. Il 90% di questi omicidi sono avvenuti in ambito familiare/affettivo.

Dall’inizio del 2021, sono stati registrati ben 14 femminicidi, un numero elevatissimo.

Secondo gli ultimi dati Istat, nel nostro Paese da marzo a ottobre 2020 il numero di richieste di aiuto che hanno raggiunto il numero verde di pubblica utilità 1522 (contro la violenza sulle donne e lo stalking) è salito del 71,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Si è passati da 13.424 a 23.071 richieste di aiuto: soltanto le richieste via chat sono addirittura triplicate passando da 829 a 3.347 messaggi. Il 76% delle vittime sono state indirizzate verso un servizio territoriale e di queste l’87,6% (7.741 chiamate) ad un centro antiviolenza.

In Italia, diverse realtà si stanno muovendo per far conoscere il gesto Signal for Help alle loro comunità: movimenti, giornali, politici, associazioni. Tra queste associazioni, il segnale è stato rilanciato da Giuditta Pasotto, 40enne fiorentina madre di 3 figli, fondatrice dell’associazione per genitori single GenGle Onlus. A sua volta, ha realizzato un video per spiegare sui social di cosa si tratta.

 

SEGNALE DI AIUTO UTILE PER TUTTE? LE CRITICHE DI D.I.RE E BEFREE

Non sono mancate le critiche su Signal for Help, che provengono dall’associazione D.i.Re e da Oria Gargano, dirigente di Befree.

L’organizzazione no-profit D.i.Re Donne in Rete contro la violenza ha etichettato il video che presenta Signal for Help come ‘fuorviante’. Su Facebook, l’associazione ha pubblicato un post avvisando i lettori di fare attenzione. “Il video presuppone che al segnale parta un protocollo di intervento che di fatto non esiste”. Prosegue consigliando di non divulgare il video. Pur essendo realizzato e diffuso in buona fede, potrebbe addirittura rivelarsi pericoloso, un boomerang, senza il supporto di un protocollo e di una specifica competenza.

Non basta un segnale di richiesta di aiuto. Occorrono risposte concrete da parte di tutti gli attori in causa (forze di Polizia, procura, servizi sociali, magistratura, avvocati, centri antiviolenza e case rifugio). E’ preferibile rivolgersi a persone competenti del settore, la tutela delle donne dalla violenza non ammette improvvisazione.

In situazioni di pericolo, si raccomanda di chiamare i centri antiviolenza, le Forze dell’Ordine (112, 113) ed il 1522 (numero antiviolenza e stalking) o di scaricare l’app YouPol per chiedere aiuto.

La dirigente di Befree, Oria Gargano considera il ‘gesto’ come derisorio nei confronti delle donne in quanto vengono considerare delle stupide, incapaci di esprimersi se non a gesti.

Sarebbe più necessario e utile istruire le donne sui segnali di gelosia, interesse morboso e possesso che ancora vengono scambiati per amore. In realtà, devono essere individuati per ciò che sono: un pericolo da non sottovalutare.

Secondo la Gargano, il gesto Signal for Free è stato pensato da chi non capisce bene il meccanismo della violenza domestica. Prevale tuttora una narrazione convenzionale della violenza di genere secondo cui si tratterebbe di un raptus, di un impulso predatorio improvviso di un uomo. Non è così: la violenza è un’escalation. Le donne devono essere maggiormente messe in sicurezza: non esistono posti sufficienti nelle case rifugio per accogliere le donne in fuga dalla violenza.

Insomma, il problema non è chiedere aiuto ma riceverlo. Il problema sta nelle leggi, nella certezza della pena, nell’applicarla tempestivamente, nel tutelare le donne a rischio, nelle vittimizzazione secondaria, nell’omertà culturale che scoraggia la denuncia

 

ASSOCIAZIONE D.I.RE: QUANDO USARE SIGNAL FOR HELP

Il Signal for Help non è stato studiato per essere utilizzato in modo generico e casuale. Questo gesto è stato ideato nel primo lockdown, quando molte donne si sono ritrovate chiuse in casa con mariti e compagni violenti. Questo strumento è stato pensato per avvisare della situazione di pericolo amici, conoscenti, una ristretta cerchia di persone nella vita quotidiana o durante una videochiamata o una videoconferenza.

L’iniziativa è nata in risposta al crescente utilizzo di chat e videoconferenze in un periodo di isolamento. L’iniziale campagna di Signal for Help suggeriva alle vittime di lanciare il segnale ad un ristretto gruppo di persone, intimo, persone che conoscono la situazione e le necessità della vittima.

Come ha spiegato Antonella Veltri, presidente dell’Associazione D.i.Re, Signal for Help presuppone che la persona destinataria del segnale conosca la vittima e sia in grado di fornire informazioni precise. Dunque, il gesto può funzionare in questo caso specifico.

Utilizzare il gesto per chiedere aiuto all’esterno, a sconosciuti, potrebbe essere più dannoso che utile. Oltretutto, la vittima che lancia il segnale di aiuto deve essere decisa a denunciare indipendentemente da chi chiama le Forze dell’Ordine.

In fase di intervento, se non c’è flagranza di reato, Polizia o Carabinieri inviterebbero la donna a denunciare davanti all’aguzzino. Una situazione del genere, supponendo che la donna non trovi il coraggio di denunciare, può complicare la situazione.

Questo segnale non consente di attivare in automatico nessun protocollo operativo. Ecco perché si raccomanda di rivolgersi a strutture competenti in situazioni di violenza; supportano la vittima senza esporla a pericoli, tutelano l’anonimato.

CONCLUSIONI

In situazioni di estremo pericolo (aggressione, violenza, minacce, stalking), e’ difficile se non impossibile lanciare il segnale di aiuto con un gesto.

per un intervento immediato delle forze dell’ordine, al contrario dei gesti muti e silenziosi, la migliore arma di difesa personale e’ proprio la voce.

stop stalking e’ un allarme vocale che permette alla vittima di lanciare l’sos.

l’allarme raggiunge immediatamente le forze dell’ordine per la richiesta di un intervento tempestivo.

Basta scegliere una parola o una frase chiave (ad esempio, “non farmi del male”) da preregistrare nel sistema con la propria voce.

E’’ possibile predefinire fino a 4 messaggi (parole o frasi). il dispositivo riconosce il tuo timbro vocale, quindi si attiverà soltanto se la ‘tua’ voce pronuncerà la parola o la frase predefinita.

per saperne di piu’, contattaci.

FRANCESCO CIANO

 

 

 

 

 

Francesco CIANO

0 Commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*