
In questo articolo:
8 MARZO 2019
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA IN SCIOPERO GLOBALE
Non Una di Meno invita tutte le donne (e gli uomini che credono nella parità dei diritti) a partecipare allo sciopero globale organizzato in occasione dell’ 8 marzo 2019 in tutto il mondo. La Giornata Internazionale della Donna è un’occasione in più per reclamare i diritti del sesso debole che debole non è e non vuole essere.
Non Una di Meno, piattaforma italiana che riunisce le diverse realtà femminili, ha chiesto ai sindacati di convocare uno sciopero generale di 24 ore. Tutte le lavoratrici del settore pubblico o privato potranno partecipare allo sciopero anche se non sono iscritte ad un sindacato. Il vademecum dello sciopero globale transfemminista include: astensione dal lavoro e dalle attività domestiche, sciopero dai consumi contro un mercato che domina bisogni e desideri, diffusione gli appuntamenti. Come segno di riconoscimento, si invitano le donne ad indossare qualcosa di fucsia.
Le donne scendono in piazza (come avvenuto lo scorso anno in 70 città italiane) per far sentire ancora più forte la loro voce, la voce di un ‘genere’ ancora discriminato e ‘sottomesso’ dalla violenza patriarcale e sessista. Un ‘genere’ non tutelato dallo Stato, come i fatti di cronaca e le aule dei tribunali confermano.
Gli argomenti sono gli stessi ma sono cresciuti nel tempo e non in senso positivo.
Scopriamo i motivi della protesta che spingerà le donne di tutto il mondo ad alzare la voce per attirare l’attenzione, una volta di più, sulla loro condizione di ‘sottomesse’ della cosiddetta società civile.
8 MARZO 2019: LA MACCHINA DEL TEMPO SI È FERMATA
La Macchina del Tempo si è fermata al Medioevo e, purtroppo, non solo in Italia.
Per ciò che riguarda il nostro Paese, pensiamo a due fatti recenti gravi ed emblematici: la vicenda che ha coinvolto Emma Marrone e la pena dimezzata a Michele Castaldo, il killer di Olga Matei (dall’ergastolo a 16 anni che potrebbero ulteriormente scendere in caso di ‘buona condotta’). Sembra di tornare indietro nel tempo, al delitto d’onore o qualcosa di peggio. Con il ddl Pillon siamo tornati al Medioevo. Con lo ‘sconto di pena’ a Michele Castaldi ‘giustificato’ dalla ‘tempesta emotiva passionale’ e gelosia come attenuante sulla responsabilità penale di un killer precipitiamo inesorabilmente nell’Età della Pietra.
La vicenda che ha coinvolto Emma Marrone è grave in termini di offesa alle donne ed alla loro libertà di parola. Un attacco sessista imperdonabile. Emma Marrone si è espressa a favore dell’accoglienza ai migranti dicendo: “Aprite i porti” durante un concerto. E’ stata attaccata dal consigliere comunale ad Amelia Massimiliano Galli con queste parole: “Faresti bene ad aprire le tue c… facendoti pagare per esempio”. Un ex leghista visto che, subito dopo aver detto questo, è stato espulso dal partito.
La Macchina del Tempo si è fermata. Le donne in difesa delle donne scenderanno in piazza per rimetterla in moto.
8 MARZO 2019: TUTTI I MOTIVI DELLA PROTESTA IN ITALIA
Una ricorrenza più che una Festa, quella della Donna. Non si può festeggiare normalmente, serenamente, con una torta e tante candeline o con un mazzo di fiori profumato.
Questa festa è una guerra, lo è sempre stata. Una guerra per difendersi da una società che resta prevalentemente patriarcale e sessista.
Le donne sono stanche dei fatti di cronaca quotidiani e delle false promesse.
La lista dei motivi di protesta per cui l’8 marzo 2019 le donne italiane sono invitate a scendere in piazza da Non Una di Meno è lunga:
- Stupri;
- Femminicidi e mancate risposte da parte del governo per prevenirli;
- Insulti;
- Molestie;
- Libertà di parola calpestata;
- Violenza domestica;
- Discriminazione per le disabili;
- Permesso di soggiorno condizionato al matrimonio;
- Attacco all’aborto, mancate risposte da parte del governo per la sicurezza dell’aborto volontario;
- Condizioni di lavoro precarie, precarietà che diventa doppio carico di lavoro;
- Disparità nei salari, il salario delle donne è pressoché dimezzato;
- Ricatti sul lavoro o su chi non ha lavoro;
- Pratiche mediche e psichiatriche violente ai danni delle donne;
- Disegno di legge Pillon;
- Sussidio di disoccupazione a condizioni proibitive spacciato per reddito di cittadinanza;
- Finta flessibilità del congedo di maternità;
- Legge Salvini sull’immigrazione sostenuta da una propaganda razzista;
- Disinvestimento sui centri antiviolenza e chiusura dei consultori.
IL DDL PILLON CONTRO LA TUTELA DI DONNE E MINORI
Gli articoli 17 e 18 del ddl Pillon prevedono che, se un figlio minore non intende vedere uno dei genitori, l’altro genitore può essere accusato di manipolazione e, di conseguenza, il giudice può decidere con provvedimento d’urgenza di limitare o sospendere la responsabilità genitoriale.
Può fare anche di più: decidere di affidare il minore ad un’apposita struttura.
Il disegno di legge Pillon su separazione e affido è contrario alle leggi e convenzioni internazionali sulla tutela dei minori e sul contrasto alla violenza sulle donne.
Uno dei punti più gravi è che questo disegno di legge (che contrasta il divorzio e il diritto all’aborto) – insieme ad altri presentati nello stesso pacchetto (ddl 45) – tende a cancellare le denunce di violenza domestica.
Un bel NO, grazie.
GRANDE MOBILITAZIONE PER DIRE BASTA A DISCRIMINAZIONI E VIOLENZA
Nel nostro Paese, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima della violenza di un uomo; circa 7 milioni di donne hanno subito violenza fisica e sessuale.
Ogni anno, vengono uccise circa 200 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex.
Sono circa un milione e 400 mila le donne che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni di età. Un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri, mentre 420 mila donne hanno subito molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro.
Meno della metà delle donne adulte è impiegata nel mercato del lavoro ufficiale: la discriminazione salariale va dal 20 al 40% in base al tipo di professione ed un terzo delle lavoratrici lascia il lavoro a causa della maternità.
8 MARZO 2019: LA DONNA CHIEDE E RIVENDICA
L’8 marzo 2019 è la data di grande mobilitazione per dire basta alle discriminazioni di genere e alla violenza attraverso presidi e cortei in tutta Italia.
Non Una di Meno, a difesa delle donne, chiede e rivendica:
- Il diritto alla salute e alla libertà di scelta;
- Un reddito di autodeterminazione per vivere dignitosamente ed uscire così dalla violenza e dal ricatto (violenza economica);
- Fine della disparità nei salari e delle discriminazioni transomofobiche e sessiste;
- Un salario minimo europeo;
- Un welfare universale e gratuito basato sul principio dell’autonomia delle donne e di tutti, non sul vecchio modello familistico;
- Congedi retribuiti e obbligatori per una maternità davvero condivisa;
- L’accesso alla contraccezione e all’interruzione volontaria della gravidanza gratuite, nonché alla procreazione medicalmente assistita pur non essendo sposate;
- La libertà di rompere legami violenti e di rifarsi una vita senza la paura di essere uccise;
- Politiche a sostegno della vera genitorialità condivisa grazie all’estensione incondizionata delle indennità di maternità, paternità e parentale a tutte le tipologie contrattuali (e non solo in presenza di contratto);
- L’insegnamento dell’educazione sessuale e alle differenze nelle scuole;
- Il rifinanziamento e potenziamento dei servizi pubblici per l’infanzia.
La strada verso l’uguaglianza uomo/donna è ancora lunga da fare.
Durante il cammino, deve essere chiaro il concetto che le donne non sono i soggetti deboli o bisognosi di protezione. Sono persone discriminate e sfruttate che, invece, meritano quel rispetto umano che finora è stato loro negato.