
VIOLENZA CONTRO LE DONNE AL TEMPO DI INTERNET E RISCHI PER GLI ADOLESCENTI
Il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ‘Orange Day’, alle ore 18 si è tenuta una videoconferenza in diretta Facebook sulla pagina istituzionale del Comune di Senigallia. E’ stato scelto un tema caldo, “La violenza contro le donne al tempo di Internet“, e sono intervenuti due ospiti di eccezione, tra i massimi esperti del panorama nazionale: la psicologa forense e criminologa investigativa Roberta Bruzzone e lo psicoterapeuta e docente universitario Giuseppe Lavenia.
La violenza in rete colpisce una donna su tre: è stato stimato che una donna su dieci ha subito una forma di cyber violenza già all’età di 15 anni. L’interessante videoconferenza ha affrontato diversi temi: cyberstalking, cyberbullismo, molestie, revenge porn, il nuovo fenomeno ghost, attacchi sessisti sui social, vecchi stereotipi ancora fin troppo presenti nel nostro Paese.
Si è discusso di tutto questo e dei rischi che corrono anche gli adolescenti sui social network in una ricorrenza, quella del 25 novembre, particolarmente difficile quest’anno, in cui la pandemia ha aggravato il fenomeno della violenza domestica, dei maltrattamenti in famiglia.
Il convegno online è stato voluto, promosso ed organizzato dall’Assessore alle Pari opportunità Cinzia Petetta, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Comunale di Senigallia in collaborazione con Di.Te. Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche Gap + Cyberbullismo di cui Giuseppe Lavenia è presidente.
In questo articolo:
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE AL TEMPO DI INTERNET E DI PANDEMIA: L’INTERVENTO DI ROBERTA BRUZZONE
La violenza al tempo di Internet vede come vittima ideale la donna, ma non dimentichiamo che ragazzini e adolescenti sono vittime ancora più fragili sul web.
Nel dibattito, moderato dal giornalista Fabio Girolimetti, Roberta Bruzzone e Giuseppe Lavenia hanno illustrato le criticità che riguardano le donne ma anche i ragazzi senza trascurare il ruolo dei genitori. Hanno analizzato e segnalato i problemi più concreti da affrontare.
Abbiamo ascoltato con attenzione il videoconvegno e desideriamo riportarne i passi più importanti.
Entriamo nel vivo del dibattito iniziando dall’intervento della crimimologa Roberta Bruzzone, che si occupa da sempre di manipolazione affettiva, di violenza sulle donne e femminicidio.
Il forte aumento di richieste d’aiuto da parte delle donne, nel periodo di pandemia che le ha costrette alla convivenza forzata, è tanto allarmante quanto da leggere in modo positivo. Si traduce nella loro chiara volontà di uscire dalla violenza. La crisi economica e lavorativa innescata dalla pandemia colpisce soprattutto le donne: ostacola la loro necessità di rendersi autonome sfuggendo al proprio aguzzino.
Come ha affermato più volte Roberta Bruzzone, la manipolazione psicologica è l’anticamera del maltrattamento, dell’abuso, della violenza e, nei casi peggiori, del femminicidio. E’ il primo step del manipolatore che sfocia, poi, in violenza vera e propria (fisica, sessuale). Il manipolatore, nella prima fase del ‘grande inganno’, si presenta alla partner come il principe azzurro. In seguito, getterà la maschera iniziando ad aggredirla, disprezzarla, umiliarla allo scopo di impoverirla, depotenziarla e renderla sempre meno sicura di sé.
Alle donne Roberta Bruzzone raccomanda da sempre di mantenere l’autostima perché è in questo modo che si può evitare di cadere nella spirale della violenza di genere.
MANIPOLAZIONE PSICOLOGICA E STEREOTIPI: I NEMICI DELLA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA
“La manipolazione psicologica è il primo step del percorso della violenza. E’ sempre presente nella violenza sulle donne ed è questa la fase in cui è ancora possibile intervenire per fermare un’escalation di comportamenti inquietanti, pericolosi, reati terribili come il femminicidio” spiega, una volta di più, la Bruzzone.
Nella fase di manipolazione, molti comportamenti del futuro maltrattante vengono interpretati in modo sbagliato dalla donna. Il controllo esercitato dal manipolatore nella vita della vittima (lavoro, amici, contatti, profili social) non viene letto come un segnale di allarme ma come interesse da parte dell’uomo. Non è amore, è sorveglianza, ma la donna – bombardata da stimoli positivi a livello neurobiologico (principalmente, ossitocina e dopamina) nella fase di love bombing – non riesce a comprenderlo. La favola diventerà un incubo ma la vittima, spesso, non vuole rinunciare ad una favola che non esiste. Non vuole separarsi dal suo maltrattante perché è completamente dipendente da quel legame a livello psicologico, fisico, neurobiologico.
Questa prima fase di manipolazione psicologica e gli stereotipi (trasmessi da una generazione all’altra come in TV) sono i due grandi nemici della donna vittima di violenza.
L’IDENTIKIT DELL’UOMO VIOLENTO
Il giornalista Fabio Girolimetti ha chiesto a Roberta Bruzzone “Qual è l’identikit dell’uomo violento?”.
“E’ un soggetto invisibile socialmente, il collega di lavoro, l’ex compagno di scuola, uno che non sembra violento. Al massimo può accennare tratti narcisistici, da megalomane o mitomane che esagera i suoi meriti o si attribuisce i meriti degli altri. Non manifesta in maniera così aperta la sua reale natura. Lo fa soltanto all’interno del perimetro familiare dove ha costruito il suo nido, dove può vivere senza la maschera dell’invisibilità sociale. E’ questo che rende gli uomini violenti così difficili da individuare. Gran parte di loro non hanno una storia psichiatrica o giudiziaria alle spalle. Mettono in atto il comportamento violento all’interno delle mura domestiche, mentre all’esterno propinano un’immagine perfetta della loro famiglia”.
In una recente intervista, Roberta Bruzzone ha affermato che solo 2 casi su 10 arrivano all’attenzione dell’autorità giudiziaria: l’80% dei casi di violenza contro le donne resta sommerso. Troppe donne ancora subiscono in silenzio insieme ai loro bambini che assistono alle violenze domestiche quotidianamente.
Alle donne Roberta Bruzzone consiglia di chiedere aiuto, parlare, confrontarsi e non avere paura perché non sono loro che devono vergognarsi. Qualcuno può spiegare alle vittime di violenza perché stanno così male all’idea di lasciare il maltrattante. Si può uscire dalla violenza: non è facile ma neanche impossibile.
“Inasprire le pene non serve a risolvere il problema della violenza sulle donne, che è di tipo culturale. Bisogna modificare i modelli educativi all’interno della famiglia italiana. Il campo di battaglia è il focolare domestico, non l’ambiente di lavoro o il carcere. Lo stereotipo di genere si forma in famiglia, entro i primi 2-3 anni di vita. La scuola ha un ruolo molto importante ma secondario alla famiglia che rappresenta il primo modello educativo della società“.
Roberta Bruzzone ha perfettamente ragione.
LA DIFFICILE COMUNICAZIONE TRA GENITORI E FIGLI
Roberta Bruzzone prosegue parlando dei rischi che gli adolescenti corrono su Internet: “Vedo molti genitori completamente inadeguati rispetto al ruolo che hanno scelto di avere. I loro figli sono totalmente alla deriva, non hanno davanti a sé un interlocutore autorevole, non si fidano dei genitori e non raccontano nulla a loro. Scelgono referenti assai più pericolosi. Vedo una generazione di genitori presa da altre cose, che non badano ai loro figli e sono un pessimo esempio per le attuali generazioni“.
Secondo la Bruzzone, “oggi i genitori sono incapaci di stabilire regole e di farle rispettare dai figli. Sono incapaci di gestire un contrasto sano col proprio figlio e questo atteggiamento porta ad una totale deresponsabilizzazione. I genitori hanno rinunciato al loro ruolo: il mondo digitale è una parte della vita dei figli che non li riguarda o ci entrano con grandissima difficoltà. Abbiamo un grossissimo problema di comunicazione tra generazioni. Il ruolo di mentore (fondamentale per un genitore) è venuto meno. Molti genitori non hanno compreso che non interessarsi del mondo virtuale del figlio può portarlo a commettere o subire pessime esperienze”.
LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE AL TEMPO DI INTERNET E RISCHI PER GLI ADOLESCENTI: L’INTERVENTO DI GIUSEPPE LAVENIA
Il convegno online “La violenza contro le donne al tempo di Internet” del 25 novembre ha visto l’intervento prezioso e illuminante anche dello psicoterapeuta Giuseppe Lavenia.
Secondo Lavenia i rischi maggiori che si corrono sul web sono gli stessi della vita reale ma possono essere amplificati. Le violenze sono aumentate e possono essere perpetrate più velocemente: su Internet non ci sono limiti e tutti gli episodi di cyberbullismo ce lo insegnano.
Lavenia si è soffermato sui termini ‘manipolazione’ e ‘adescamento’ rivelando che si tratta di rischi che corre una fascia di età sempre più piccola. Durante il lockdown, sono state adescate ragazzine molto piccole che, il più delle volte, non si rendono conto di essere manipolate dai gruppi online. E’ un tema decisamente sottovalutato ed è essenziale educare al digitale, non solo alla parità di genere ma al corretto uso del digitale.
Spesso, ragazzine sempre più piccole vengono lasciate sole davanti ad uno schermo, esposte a rischi enormi come il Sexthing. I primi educatori sono i genitori che, mediamente, danno il primo smartphone ai figli all’età di 9 anni. Un ragazzino non è pronto a gestire questo pericoloso e complesso strumento ed i genitori sottovalutano questo rischio.
Circa il 27% delle ragazze dagli 11 ai 20 anni ha subito violenza o molestie online, il 60% delle donne nel mondo ha vissuto esperienze di abusi o situazioni di violenza online, ma tutto questo spesso non viene considerato.
I vecchi stereotipi dilagano sul web. Non avendo più come interlocutori i genitori, i ragazzi, nel vedere, ascoltare e leggere certe cose pensano che quella sia la realtà, la normalità.
L’ultimo fenomeno in fortissima crescita è il Ghosting che coinvolge anche ragazzine. Nasce una relazione online con una persona che, improvvisamente, scompare. Poi, ricompare per ricattare o usare utilizzando informazioni che gli abbiamo dato. Il problema è che si sottovaluta l’invio di materiale online, Internet deresponsabilizza.
Se prima si poteva scappare dal bullo o dallo stalker, ora sul web diventa molto più difficile.
PERCHÉ I RAGAZZI CERCANO INFORMAZIONI ONLINE D’OGNI GENERE?
L’intervento di Giuseppe Lavenia si fa sempre più interessante e ci fa conoscere una realtà vissuta dall’ultima generazione davvero agghiacciante che coinvolge i genitori.
Perché i ragazzi cercano informazioni online d’ogni genere? Perché non comunicano più con i genitori, non si parla più tra genitori e figli, non esiste più l’educazione sessuale. Il 60% dei ragazzi, dagli 8 ai 16 anni, acquisiscono informazioni di tipo sessuale da Internet, dai tutorial su YouTube.
I genitori danno lo strumento tecnologico ai loro figli dimenticandosi di chiedere che uso ne fanno. Fino all’età di 18 anni, i figli sono una responsabilità dei genitori. Dobbiamo prenderci questa responsabilità. Quindi, introduciamo un patentino digitale anche su questo non solo per il figlio ma anche per il genitore che, molto spesso, usa la tecnologia in maniera peggiore del ragazzo. Gli adulti non si curano del mondo virtuale dei figli; un pezzo della loro identità passa online ad una media di 8 ore al giorno. Ai figli bisogna chiedere come va la loro vita, i primi amori online. Sapevate che i primi baci si danno online e che si ‘rimorchia’ online?
Bisogna conoscere il mondo Internet e social anche per difendere i nostri figli.
Che genere di esempio o consiglio possiamo dare se non conosciamo il mondo virtuale, se non ci informiamo e non chiediamo nulla?
IL 40% DEI RAGAZZI NON RIESCE AD IMMAGINARE O DESIDERARE UN FUTURO
“Chiedere significa prendersi cura” afferma Giuseppe Lavenia.
Il suo prezioso intervento è rivolto a potenziali future donne vittime di violenza, ragazzi vittime di bullismo o altre molestie.
La distanza digitale diventa distanza relazionale tra genitori e figli. E’ questa la verità.
Sicuramente, a livello tecnologico, i figli ne sanno più dei genitori ma a loro manca il ‘senso’ di ciò che usano. Il ‘senso’ che devono apprendere dai genitori.
Ciò che passa online è anche l’identità dei ragazzi ed è molto fragile; soprattutto in questo periodo di pandemia e crisi che stiamo vivendo, i ragazzi sono in difficoltà.
Lavenia riporta i dati di una ricerca che fa tremare: oltre il 40% dei ragazzi non riesce a desiderare un futuro, non riesce neanche ad immaginarlo.
I ragazzi avranno sempre più paura ad uscire fuori, tenderanno a restare in casa.
Sapete cosa regalano oggi le mamme ai loro figli il giorno del compleanno? Regalano follower, seguaci sui social per farli sentire più sicuri, all’altezza dei loro amici. Termini come ‘rispetto’ o ‘affettività’ sono come scomparsi. in quasi tutti gli ambiti (anche educativi).
Sembra di essere andati fuori tema parlando dei problemi e dei rischi che corrono i ragazzi oggi su Internet, ma così non è. Ragazze e ragazzi sono le donne e gli uomini di domani che hanno bisogno di sbarazzarsi di stereotipi, paure e incomunicabilità.
Ringraziamo sentitamente Roberta Bruzzone e Giuseppe Lavenia per questo intervento.