ALLARME STALKING, 7A PUNTATA DI HASHTAG24: COSA ABBIAMO CHIESTO A FABIO ROIA

ALLARME STALKING, 7A PUNTATA DI HASHTAG24: COSA ABBIAMO CHIESTO A FABIO ROIA
10 Novembre 2018 Francesco Ciano

ALLARME STALKING, 7A PUNTATA DI HASHTAG24: COSA ABBIAMO CHIESTO A FABIO ROIA

Grazie alla segnalazione del giornalista Dario Cirrincione, uno degli autori del programma in diretta Tv “Hashtag24, l’attualità condivisa”, venerdì sera 2 novembre abbiamo dato il nostro contributo nel corso della settima puntata dedicata all’Allarme Stalking.

Condotto da Riccardo Bocca (in redazione Francesca Smacchia e Francesca Baraghini), Hashtag24 va in onda tutti i venerdì sera alle ore 21 su Sky Tg24. Affronta temi sociali di grande attualità ed interesse coinvolgendo chiunque da casa voglia fare commenti e domande agli ospiti.

Quali sono i migliori strumenti per contrastare lo stalking?

E’ stata questa la principale domanda a cui si è tentato di dare una risposta.

Come ogni venerdì sera, Hashtag24 ha invitato tutti a partecipare alla discussione inviando commenti e domande ai seguenti contatti social:

  • Gruppo Facebook Hashtag24;
  • Twitter #H24;
  • WhatsApp (messaggi vocali e testuali) 349-6032901.

 

Hashtag24 – Allarme Stalking: gli ospiti

Tre gli ospiti importanti di questa settima puntata di Hashtag24:

  • Fabio Roia, magistrato e presidente della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del tribunale di Milano;
  • Paolo Giulini, criminologo clinico;
  • Monica Leofreddi, giornalista e conduttrice Tv.

Per Giulini e Roia, il fenomeno stalking è pane quotidiano.

Monica Leofreddi ha vissuto in prima persona e subito per 4 anni lo stalking. Come vittima ha voluto raccontare la sua esperienza: la sua testimonianza è toccante, non perdetevela.

Cosa abbiamo chiesto al magistrato Fabio Roia

Noi di Stop Stalking abbiamo scelto il contatto Facebook di Hashtag24 per porre questa domanda diretta al presidente della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del tribunale di Milano Fabio Roia.

“In base a quale criterio uno stalker è soggetto a sorveglianza speciale al pari di un mafioso ed un altro no?”.

Il nostro quesito è stato scelto tra tante domande giunte in redazione dal canale social di Facebook: ecco la risposta di Fabio Roia:

C’è stata una richiesta da parte della Questura che ci ha presentato la pericolosità sociale di questo soggetto. Abbiamo fatto una valutazione, abbiamo applicato una legge che è la riforma del 2017 del codice antimafia che ha equiparato la pericolosità sociale intrinseca degli stalker a quella dei mafiosi. Si tratta di misure severe che limitano la libertà di circolazione applicabili da 1 a 5 anni. L’abbiamo applicata proprio sulla base di un’analisi della persona anche in assenza di una sentenza di condanna”.

 

Nel vivo della 7a puntata di Hashtag24: Allarme stalking

 E’ Allarme stalking da tempo, un allarme sociale in costante crescita che coinvolge soprattutto donne (il 73,64% pari a 3.466.000 italiane che, almeno una volta nella vita, sono state vittime di atti persecutori) ma anche uomini, determinate categorie di professionisti (tra cui docenti universitari, personale infermieristico), condomini.

Sono ancora poche le vittime che denunciano: il 78% delle vittime non si è rivolto ad alcuna istituzione o centri antiviolenza. Lo stalking, nel peggiore dei casi, sfocia in minacce e violenze fino all’omicidio.

La domanda numero uno è: cosa può essere ancora fatto concretamente per contrastare in tempi stretti lo stalking?

Gli istituti di protezione per le vittime ci sono, sono tanti. Se non vengono applicati vuol dire che c’è una disfunzione del sistema giudiziario (dalla polizia giudiziaria a noi magistrati)” ammette Fabio Roia.

Si arriva ad una situazione paradossale: la vittima ‘braccata’ che dovrebbe essere protetta finisce per essere emarginata da chi le sta intorno e, addirittura, rischia di essere licenziata dal datore di lavoro.

Fabio Roia ripete un concetto importante: “I magistrati devono intervenire, i casi di stalking devono essere trattati in via prioritaria”.

Interessante anche la videolettera ad Andrea Buscemi ed il sistema del ‘cartellino giallo’ degli ammonimenti previsto dal Protocollo Zeus di Milano di cui vi parleremo in un prossimo articolo.

Potete seguire l’intero dibattito a questo link

https://www.facebook.com/SkyTG24/videos/253787995289922/

Hashtag24 tornerà sul tema dei comportamenti ossessivi rivolti verso una donna o un uomo. Vi terremo aggiornati.

 

 Aspettando e commentando Hashtag24: domande dietro le quinte

 Prima e dopo la trasmissione in diretta di Hashtag24, Francesca Smacchia ha posto alcune domande a Paolo Giulini e Fabio Roia in una sorta di dietro le quinte.

La legge 38 sullo stalking è stata introdotta nel 2009, quella sul femminicidio nel 2015 e, da allora, è stato possibile tutelare maggiormente, con strumenti normativi concreti, le donne.

E’ un problema di applicazione delle leggi e degli istituti. Tocca a noi magistrati, alle forze di polizia e tocca anche agli avvocati che devono essere specializzati in questo settore” spiega Fabio Roia.

Stalker si nasce? Non si tratta di una figura patologica, di una categoria psicologica ma criminologica visto che lo stalking è un reato, non una malattia mentale.

Se andiamo ad analizzare la storia di questi soggetti, una buona parte è stata attraversata da sofferenze, soprattutto da disturbi evolutivi nella prima fase della loro vita, disturbi di attaccamento che li spinge a non tollerare la fine di una relazione” afferma il criminologo Paolo Giulini.

I social hanno esteso lo stalking ai professionisti perseguitati, a dinamiche diverse dalla violenza di genere.

Gli stalker non vanno curati (perché non sono malati) ma vanno trattati” sottolinea il magistrato Fabio Roia. Spesso lo stalker non si rende conto di commettere un crimine: per trattamento s’intende arrivare alla presa di coscienza che si tratta di un crimine. Un crimine che coinvolge non solo la vittima ma tutte le persone che stanno intorno alla vittima.

Per lo stalker uomo, la vittima donna non è vittima ma un suo oggetto, una sua proprietà. E’ un fatto profondamente culturale basato sull’uomo che crede ancora di essere padrone della propria compagna e non accetta quasi mai la fine della relazione. Lavorare sulla presa di consapevolezza dell’uomo è il passo più difficile da compiere.

 

Francesco Ciano

 

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