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DDL CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E SENTENZA PILOTA: MINISTRE E GIUDICI CORAGGIOSI
Il 3 dicembre il Governo ha varato un nuovo DDL contro la violenza sulle donne. Si tratta di un pacchetto di misure approvato in Consiglio dei Ministri, misure volute ed approvate dalle ministre Elena Bonetti (Pari Opportunità), Marta Cartabia (Giustizia), Luciana Lamorgese (Interno) e Maria Stella Gelmini (Affari regionali) insieme alle colleghe Mara Carfagna ed Erika Stefani.
L’obiettivo è alzare le barriere a protezione delle donne vittime di violenza di genere, garantire la sicurezza delle donne senza limitarne la libertà, rendere effettive le misure cautelari prima (attivandole subito) e le pene dopo per tenere lontani stalker, maltrattanti, mariti/fidanzati/compagni violenti dalle vittime.
Il disegno di legge estende l’applicabilità delle misure di prevenzione personali da parte dell’Autorità giudiziaria anche a soggetti indiziati di violenza sessuale, omicidio, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso.
Il testo composto da 11 articoli per la prevenzione e contrasto della violenza di genere e domestica pone particolare attenzione alla vulnerabilità delle vittime, ai rischi di reiterazione e multilesività. Apporta modifiche in diversi ambiti, soprattutto al codice di procedura penale.
Il pacchetto di misure prevede 6 punti:
- Arresto subito, non solo in flagranza di reato;
- Braccialetto elettronico senza il consenso dello stalker;
- Procedibilità d’ufficio;
- Provvisionale per le vittime;
- Vigilanza dinamica per le vittime;
- Aumento delle pene previste.
DDL CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: ARRESTO SUBITO, NON SOLO IN FLAGRANZA DI REATO
Il DDL contro la violenza sulle donne introduce una nuova ipotesi di fermo, l’arresto immediato, non più solo in fragranza di reato ma anche in caso di violazione degli obblighi di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento.
Questa nuova norma va a modificare l’art. 384 del codice di procedura penale che ora stabilisce quanto segue: scatta il fermo in assenza di flagranza di reato anche per chi è gravemente indiziato di stalking, maltrattamenti in famiglia o lesioni personali.
Di fronte alla violazione del divieto di avvicinamento o dell’obbligo di allontanamento dalla casa familiare scatta l’arresto obbligatorio cui segue una misura coercitiva per evitare che il soggetto venga rimesso in libertà in vista del processo.
BRACCIALETTO ELETTRONICO SENZA IL CONSENSO DELLO STALKER
Il braccialetto elettronico diventa effettivo per controllare uomini accusati di reati da Codice Rosso ma in libertà. Non servirà più il consenso dell’uomo: se rifiuta il braccialetto sono previsti gli arresti domiciliari.
Se l’indagato manomette il braccialetto è prevista una misura coercitiva in carcere. La libertà condizionale è sempre subordinata ad un corso di formazione specifico.
Il braccialetto elettronico è stato introdotto con la riforma del Codice Rosso e doveva servire per sorvegliare soggetti sottoposti a divieto di avvicinamento oppure ad obbligo di allontanamento dalla casa familiare, indagate o imputate per stalking, tentato omicidio, maltrattamenti, lesioni gravi. Non è mai stato a disposizione dell’autorità giudiziaria, era quindi impossibile usarlo. Ora il governo chiarisce che l’utilizzo del braccialetto non sarà più subordinato alla clausola di verifica della sua disponibilità: è disponibile, è stato superato il problema della carenza che ne limitava l’applicazione e l’utilizzo.
DDL CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: PROCEDIBILITÀ D’UFFICIO
Per i reati di violenza in ambito familiare, le nuove norme prevedono la procedibilità d’ufficio da parte del pm senza bisogno della denuncia per intervenire in caso di maltrattamenti in famiglia se il reo è recidivo oppure se è già stato ammonito. Ciò significa che, quando Polizia o Carabinieri si troveranno in casa di una donna picchiata dal marito o fidanzato, per intervenire non avranno più bisogno di una denuncia querela. Potranno farlo in autonomia senza perdere tempo prezioso.
PROVVISIONALE PER SOSTENERE ECONOMICAMENTE LE VITTIME DI VIOLENZA
Come avviene per il reato di estorsione, la vittima di violenza verrà sostenuta economicamente attraverso una provvisionale immediatamente nella fase delle indagini. Le donne maltrattate e gli orfani di femminicidio potranno ottenere un terzo dell’indennizzo totale già nella fase di indagine.
Spesso, le donne non denunciano in quanto economicamente dipendenti dall’uomo violento.
La ministra degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, ha ricordato che “la percentuale dei casi denunciati è solo del 15-16%“. Nella stragrande maggioranza dei casi, le violenze non vengono allo scoperto.
VIGILANZA DINAMICA PER LE VITTIME
Nell’ambito della violenza domestica, a seguito di una denuncia o querela, se dai primi accertamenti emergono concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta violenta, le Forze dell’Ordine potranno comunicarlo al Prefetto. Quest’ultimo potrà adottare misure di vigilanza dinamica davanti all’abitazione della vittima in pericolo, da aggiornare trimestralmente. Le Forze dell’Ordine eseguiranno controlli cadenzati nelle zone dove si trova la donna in pericolo.
Inoltre, il testo prevede che, in caso di scarcerazione e cessazione della misura di sicurezza detentiva dell’imputato, la vittima deve essere immediatamente informata.
AUMENTO DELLE PENE PREVISTE
Il DDL contro la violenza sulle donne prevede anche un aumento delle pene previste per i reati di minacce, percosse, lesioni, violazione di domicilio e danneggiamento se il fatto è commesso da un soggetto già ammonito. Violando l’ammonimento del Questore, lo stalker peggiorerà la sua situazione.
LILIANA SEGRE SULLE NUOVE NORME: “LE MISURE DOVEVANO ARRIVARE MOLTO PRIMA”
La senatrice a vita Liliana Segre si schiera, ovviamente, a favore del pacchetto di nuove norme approvato il 3 dicembre in Consiglio dei ministri.
In un’intervista rilasciata a SkyTg24 Live in Courmayeur ha dichiarato: “Le misure prese dal governo sono necessarie, anzi dovevano arrivare molto prima… Chi arriva alla violenza e al femminicidio deve essere punito. La società si è evoluta moltissimo in tutti i campi ma si arriva ancora a pensare alla sudditanza e alla figura della donna in cucina”.
Liliana Segre evidenzia la novità secondo cui non occorre la denuncia per chiedere la punizione di questi reati. E’ importante, consente di aiutare la donna spesso segregata, che ha paura e non denuncia. “Credo che lo sforzo maggiore debba farlo la società”, è necessario richiamare alla responsabilità gli altri. Siamo tutti coinvolti, “chiunque si accorga di un dettaglio, di un indizio di violenza è chiamato ad intervenire”.
SENTENZA PILOTA: ALEX POMPA ASSOLTO
“Le misure prese dal governo dovevano arrivare molto prima…”: una frase semplice e spontanea, quella di Liliana Segre, su cui riflettiamo.
Se ci fossero state queste norme forse Alex Pompa non sarebbe stato costretto ad uccidere il padre? Probabilmente no, ma chi può saperlo?
Abbiamo analizzato il contenuto del DDL contro la violenza sulle donne, delle misure volute da ministre coraggiose. Ora, è arrivato il momento di parlare di giudici coraggiosi e di una sentenza pilota che riguarda proprio Alex Pompa.
E’ stato un verdetto difficile, la sentenza è arrivata dopo 6 ore di camera di consiglio. La Corte d’Assise di Torino presieduta dal giudice Alessandra Salvadori ha emesso il verdetto nonostante l’accusa abbia chiesto 14 anni di carcere per Alex Pompa, il ragazzo che ha ucciso il padre per salvare sua madre.
L’accusa è stata costretta a chiedere 14 anni di carcere perché, con l’introduzione delle regole per il Codice Rosso, si escludono le attenuanti per chi uccide una persona legata da vincoli familiari. Un dettaglio delicato per il quale la procura ha invitato i giudici a sollevare la questione davanti alla Corte costituzionale.
LA STORIA TRISTE DI UNO STUDENTE MODELLO
Il delitto a Collegno è una storia triste come lo sguardo di Alex Pompa, che commuove.
Il 30 aprile 2020, a Collegno nel Torinese, Alex (studente modello) uccise il padre violento (Giuseppe Pompa, operaio 52enne) per difendere la madre e il fratello.
Al momento del delitto aveva appena compiuto 18 anni: sferrò 34 coltellate utilizzando 6 coltelli diversi, tanto da spezzare la lama nell’ultimo fendente mortale.
Subito dopo averlo ucciso, chiamò i Carabinieri confessando tutto: aveva agito per difendere la madre dalle continue aggressioni di un marito ossessivamente geloso e violento. “Voleva accoltellarci, l’ho ucciso per sopravvivere”. Ogni sera, Alex andava a dormire solo dopo aver abbracciato a lungo la madre con la paura di risvegliarsi e trovarla morta. Lui ed il fratello Loris si alternavano per proteggere la madre dal padre violento.
Alex era parzialmente capace di intendere al momento del delitto a causa di un disturbo post traumatico da stress causato dall’inferno vissuto in casa. L’ha stabilito una perizia psichiatrica.
Quando ha appreso la storia di Alex, l’imprenditore trevigiano Paolo Fassa Bortolo ‘re della calce’ si è commosso: ha deciso di aiutarlo trovandogli il miglior penalista della città, l’avvocato Claudio Strata.
La Corte di Assise di Torino ha pronunciato la sentenza: Alex è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”.
L’avvocato Strata si augura che questa sentenza pilota possa evitare che persone come Alex, la madre ed il fratello possano restare sole ed isolate.
Le nuove misure contro la violenza di genere e domestica riusciranno ad evitare altre tragedie come questa?