FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE

FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE
19 Marzo 2019 Francesco Ciano

FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE

 SENTENZE CHOC E ITALIA ‘FUORILEGGE’

 

Respiriamo profondamente e manteniamo il controllo evitando accuratamente che scatti la ‘tempesta emotiva’.

Femminicidio e violenza sulle donne: negli ultimi giorni, tutti noi ci siamo indignati di fronte a sentenze che hanno dimezzato le pene a chi si è macchiato di femminicidio. Riguardo alle violenze sessuali, una sentenza choc di Ancona ha davvero superato i limiti del ‘credibile’.

Di recente, l’Italia ‘fuorilegge’ in merito alle violenze sessuali è stata denunciata alla Commissione Europea dall’Ordine degli avvocati di Torino.

C’è poi chi, come Cristian Ioppolo, si nasconde dietro al paravento dei problemi psicologici e dei ‘vuoti di memoria’. Il giudice dell’udienza preliminare, Tiziana Leanza, ha ’ricordato’ a Ioppolo le ‘parziali ammissioni’ dell’indagato e che il mancato ricordo del fatto (l’assassinio di Alessandra Musarra) sia una strategia.

Sono tre, in particolare, le sentenze che fanno male e che stanno facendo discutere tutta Italia. Sentenze che si commentano da sole.

Ci prendiamo una piccola pausa, ci calmiamo e facciamo una sintesi di fatti, opinioni e reazioni da parte della politica e delle autorità.

 

FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE: I CASI DI ANCONA E BOLOGNA

Ricordate il caso dell’untore Claudio Pinti, 35enne ex autotrasportatore di Montecarotto (Ancona) che contagiò 2 donne con il virus Hiv? Fu accusato di lesioni gravissime e omicidio volontario per aver contagiato consapevolmente l’allora compagna (morta a giugno 2017) ed una 40enne con cui aveva una relazione. La sentenza emessa con rito abbreviato dal gup Paola Moscaroli lo ha condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere. Non solo: la difesa dell’imputato valuterà il ricorso in appello.

Per la nostra sensibilità, questo è femminicidio. Non osiamo pensare a quante altre donne Pinti abbia contagiato ‘consapevolmente’.

La ‘sentenza di Ancona’ discussa, in realtà, riguarda un’accusa di violenza sessuale su una 22enne: i due imputati sono stati assolti e, nelle motivazioni, si fa riferimento alla ‘mascolinità’ della vittima che avrebbe reso ‘non credibile’ l’ipotesi di uno stupro. Nel leggere tutto questo, quasi non ci fidiamo dei nostri occhi.

Subito dopo, il caso di femminicidio a Bologna. Pena dimezzata anche per Michele Castaldo, l’uomo che ha strangolato Olga Matei il 5 ottobre 2016. La sentenza, redatta da tre giudici donna, ha dimezzato la pena per il misterioso dettaglio che l’imputato uccise in preda a “tempesta emotiva”. Pur confermando la sussistenza dell’aggravante (avendo agito per motivi abietti e futili), gli sono state concesse le attenuanti generiche. L’ergastolo, ridotto a 30 anni per rito abbreviato, è sceso a 16 anni e potrebbe scendere ancora se ‘farà il bravo’ (45 giorni ogni semestre di condanna espiata). Tutto questo per un brutale femminicidio e come tale riconosciuto dagli stessi giudici. La gelosia rappresenterebbe un’attenuante sulla responsabilità penale di chi uccide?

 

NON C’È DUE SENZA TRE: IL CASO DI FEMMINICIDIO A GENOVA

A distanza di pochi giorni, pena dimezzata a 16 anni anche per Javier Napoleon Pareja Gamboa che, il 17 aprile 2018, ha colpito con diverse coltellate al torace Angela Jenny Reyes Coello. L’attenuante non si discosta molto dal caso precedente: “lei lo aveva illuso” e deluso. I 30 anni che ‘abbonavano’ l’ergastolo per il rito abbreviato sono scesi a 16 anni. Il femminicida di Genova l’ha uccisa in preda ad un ‘misto di rabbia e disperazione’.

Nella sentenza si legge: “L’uomo non ha agito sotto la spinta della gelosia ma come reazione al comportamento della donna, del tutto incoerente e contraddittorio che lo ha illuso e disilluso allo stesso tempo. Lei, in pratica, gli diceva che avrebbe lasciato l’amante e invece continuava la relazione”.

A quanto pare, si tratta di una sentenza senza possibilità di appello. Le richieste economiche come parte civile dei familiari sono state accolte ma l’imputato, un operaio, non potrà risarcire neanche un euro. In più, non potranno impugnare la sentenza.

L’avvocato dei familiari di Angela Jenny Reyes Coello, Giuseppe Maria Gallo, ha sollecitato il pm ad appellarsi a questa sentenza ma, su istanza della difesa, ha già comunicato che non impugnerà.

Secondo l’avvocato Gallo si apre uno scenario pericoloso nella valutazione delle attenuanti.

Questo genere di attenuanti sono previste e riconosciute in Italia come attenuanti generiche.

 

FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE: LA REAZIONE DI GIUSEPPE CONTE

Ce lo siamo chiesti tutti. Dopo tante lotte, promesse da parte dello Stato, campagne di sensibilizzazione e manifestazioni, è tornato il delitto d’onore? Pensiamoci bene: in ogni caso di ex ‘delitto passionale’ (meglio chiamarlo col suo vero nome: femminicidio), c’è sempre una componente emotiva.

Prospettiva inquietante e inaccettabile.

Commento di Matteo Salvini: “Non ho parole. Non c’è delusione o gelosia che possa giustificare un omicidio. Chi ammazza in questo modo deve marcire in galera”. In effetti, le parole servono a poco. Servono fatti. Urge una risposta secca su queste sentenze da parte delle autorità.

La reazione da parte della politica non ha tardato ad arrivare…

Dopo il “non ho parole” di Salvini, arriva forte la reazione di Giuseppe Conte: “Le sentenze dei giudici si possono discutere. Anzi, in tutte le democrazie avanzate il dibattito pubblico si nutre anche di questa discussione… Vi è un aspetto di più ampia portata culturale, che riguarda il dibattito pubblico, e su cui la politica può e anzi deve legittimamente intervenire. Ed è in questa ultima prospettiva che dobbiamo chiarire, con forza, che nessuna reazione emotiva, nessun sentimento, pur intenso, può giustificare o attenuare la gravità di un femminicidio“.

Conte aggiunge: “La crescita e lo sviluppo della nostra società deve muovere dal rispetto e dalla valorizzazione del ‘patrimonio femminile’: le donne, tutte le donne, sono una grande ricchezza, una preziosa risorsa che ci consentirà di costruire una società migliore. Dobbiamo maturare questa convinzione giorno per giorno, dobbiamo lavorare costantemente a questa rivoluzione culturale“.

 

REAZIONI DI GIULIA BONGIORNO E DEL PROCURATORE GENERALE RICCARDO FUZIO

Alcuni giorni prima, il ministro PA Giulia Bongiorno aveva rilasciato una dichiarazione semplice e chiara: “La tempesta emotiva dovrebbe essere un’aggravante nel femminicidio“, non un’attenuante. Ha anche fatto una proposta di legge in merito, oltre a proporre test psico-attitudinali ai giudici.

La notizia più recente riporta l’intervento del Ministero della Giustizia e della Procura generale della Cassazione pronta ad avviare accertamenti sulla correttezza dell’iter seguito dai giudici.

Il Procuratore generale Riccardo Fuzio ha dichiarato che “Nelle sentenze bisogna occuparsi di fatti e non dare giudizi morali o estetici, e fare questo potrebbe costituire illecito disciplinare. Le sentenze devono essere risolte ed espresse in termini tecnici e deve essere rispettata la dignità delle persone e la correttezza verso le parti del processo”.

Ovviamente, Fuzio si riferisce alle polemiche riguardanti le sentenze più discusse degli ultimi giorni (Ancona, Bologna, Genova) su cui sono in corso acquisizioni di documentazione per valutare eventuali iniziative disciplinari. “Saranno valutati gli ultimi verdetti che hanno sollevato contestazioni” ha concluso Fuzio. Il suo obiettivo è “ricostruire per bene tutte queste vicende per valutare eventuali profili disciplinari”.

È intervenuto in merito anche il ministro Bonafede: “In questa situazione il legislatore deve mettere mano alla legge e faccio appello a che la riforma ‘Codice rosso’ sia approvata all’unanimità”.

 

VIOLENZA SULLE DONNE: ITALIA ‘FUORILEGGE’ DENUNCIATA ALLA COMMISSIONE EUROPEA

 Cosa fa la legge italiana quando una donna subisce una violenza sessuale?

La risarcisce con 4 mila 800 euro.

Cesarina Manassero, presidente del Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, ha inviato alla Commissione Europea una denuncia di 39 pagine contro le inadempienze dello Stato italiano.

Indennizzi inadeguati e discriminatori (se confrontati con quelli previsti per altri reati) ma non solo.

L’Italia è in ritardo di 12 anni rispetto alle prescrizioni europee in materia di violenza sulle donne: gli interventi normativi “introducono autentici ostacoli per le vittime all’accesso alla tutela” legata agli indennizzi statali.

Tutto questo si verifica a dispetto della direttiva europea in materia di “Tutela delle vittime nelle situazioni interne e transfrontaliere” con richiamo a “un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un risarcimento equo e adeguato delle vittime”.

La legge per le vittime di violenza è una scatola vuota” ha dichiarato Cesarina Manassero.

L’Ordine degli avvocati di Torino denuncia l’Italia ‘fuorilegge’ alla Commissione Europea.

Manassero ha evidenziato come gli orientamenti di Francia, Inghilterra, Spagna e Olanda dimostrino di voler garantire la massima tutela delle vittime di reati violenti (cittadine o di passaggio nei vari Paesi).

Secondo l’avvocato, “la Repubblica italiana ha causato una situazione discriminatoria di assoluto sfavore per le vittime di reati violenti intenzionali ‘comuni’ rispetto a quelli garantiti dalle ‘leggi speciali” (come vittime del dovere, di azioni terroristiche o estorsioni) che possono accedere a fondi speciali.

L’appello per sanare quest’ingiustizia parte da Torino.

Noi di Stop Stalking, sempre da Torino, condividiamo in pieno questo appello.

 

Francesco Ciano

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