
Il fenomeno manipolatorio del Gaslighting
Il termine di gaslighting deriva dal film “Gaslight” (1944) di Georg Cukor che narra la storia di una coppia in cui il marito attua particolari strategie di manipolazione nei riguardi della moglie alterando le luci a gas e facendole credere di essere diventata pazza. Possiamo considerare questo fenomeno come un abuso psicologico dove si va ad intaccare la sicurezza del sé e l’autostima della vittima indebolendola da un punto di vista psicologico e rendendola dipendente dal manipolatore, in questo caso il ‘gaslighter’.
Gaslighting: le tre fasi
È una tecnica manipolatoria molto sottile e non facile da riconoscere, soprattutto nella fase iniziale. Solitamente, vengono coinvolti parenti o partner. È possibile individuare tre fasi attraverso cui si sviluppa questo processo (Mascialino, 2011) quali:
- Nella prima, si va a creare una distorsione della comunicazione agendo verbalmente, in modo tale che la vittima non si accorga di essere manipolata. Viene anche chiamata fase dell’incredulità: la vittima non è ancora in balia del manipolatore, non crede in ciò che lui dice e mantiene una certa sicurezza di sé.
- Nella seconda fase, la vittima cerca di difendersi dalle continue vessazioni del gaslighter ma inizia a non sentirsi più sicura come prima. Nel tentativo di difendersi, le sue sicurezze e convinzioni incominciano ad indebolirsi permettendo al manipolatore di adottare le sue strategie di manipolazione, sapendo bene che ciò che dice non corrisponde alla realtà senza che la vittima glielo confermi.
- Nella terza fase, la vittima si convince di avere problemi a livello mentale (come, ad esempio, una disfunzione cerebrale) e diventa dipendente dal carnefice. Ha bisogno di lui per tentare di uscire dal suo stato confusionale. La vittima si trova in una condizione depressiva in cui è totalmente vulnerabile sul piano psicologico.
Gaslighting: correlazione con mobbing familiare e stalking
La vittima diventa talmente vulnerabile da non essere più in grado di chiedere aiuto esterno: si isola anche a livello sociale perché si sente inadeguata.
Il gaslighter è un soggetto molto frequente in quelle coppie dove la donna è la vittima del compagno e si viene a creare una grave forma di perversione relazionale. Questo rapporto si cronicizza nel preciso momento in cui la persona manipolata si convince che il manipolatore ha spesso ragione idealizzandolo (Salvadori, 2010).
Il gaslighting è in correlazione con il mobbing familiare e con lo stalking. Nel primo caso, il fenomeno si sviluppa all’interno delle relazioni familiari e tra coniugi allo scopo di denigrare uno dei membri del nucleo. Nel caso dello stalking, il gaslighting è l’evoluzione del comportamento abusante (seppure ricorra a modalità più sottili) che dà forma ad una grave violenza psicologico-emozionale (Trapella, 2011).
Da un punto di vista clinico, non c’è un quadro diagnostico nosografico preciso (DSM-V) che lo classifichi come disturbo. Può essere considerato come una sottospecie di sadomasochismo, correlabile con disturbi di personalità narcisistica o da parafilie. Non tutti gli individui di questo tipo, però, rientrano in certe caratteristiche associate ad una diagnosi precisa. Il fenomeno è legato ad una serie di cause e concause che vanno valutate caso per caso (Mascialino,2011).
Dott.ssa Camilla Serena
Psicologa clinica e forense
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