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OSSERVATORIO NAZIONALE SULLO STALKING: “IL CARCERE NON BASTA“
Secondo gli ultimi dati diffusi nel 2017 dall’Osservatorio Nazionale Stalking, il 20% degli italiani è o è stata vittima di atti persecutori almeno una volta nella vita. E’ uno dei dati rivelati all’associazione DIRE da Massimo Lattanzi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (Aipc).
Dal 2002 al 2006, l’Aipc ha condotto la prima, e probabilmente unica, ricerca a livello nazionale monitorando 16 regioni italiane.
Massimo Lattanzi ha spiegato che l’incidenza è rimasta costante, confermata dagli ultimi dati ufficiali in base all’art. 612-bis del c.p. con cui è stato introdotto nel 2009 il reato di stalking.
Il 50% dei casi si riferisce a relazioni di coppia, mentre un’altra percentuale significativa di casi associati allo stalking riguarda condomini, famiglia, luoghi di lavoro (da non confondere con il mobbing) e scuola (da non confondere con il bullismo).
I dati dell’Osservatorio riferiti allo stalker rivelano che nel 70% dei casi si tratta di un uomo, nel 95% di un conoscente della vittima, nell’80% di un manipolatore affettivo, nel 70% di un soggetto che ha subito un lutto, un abbandono o una separazione significativa mai elaborata.
IL GRANDE SUPPORTO OFFERTO DALL’OSSERVATORIO NAZIONALE SULLO STALKING
L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia (Aipc) è stata fondata a Roma nel 2001. Dal 2004 è iscritta nel Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato della Regione Lazio.
Ciò che caratterizza questa associazione è la multidisciplinarietà nonché le specifiche esperienze in ambito psicologico giuridico forense dell’equipe. Esperienze acquisite anche grazie alle molteplici collaborazioni con organizzazioni sindacali delle Forze dell’Ordine, Atenei italiani ed internazionali.
Con i suoi dipartimenti denominati “Osservatorio Nazionale Stalking” (fondato nel 2002) e “Centro Presunti Autori di violenza e stalking” (fondato nel 2007), l’Aipc è stata la prima ad applicare strumenti di misurazione scientifici validati e standardizzati in Italia e tecniche psico-corporee che hanno l’obiettivo di rendere più efficace il trattamento applicato alle persone violente.
Accoglie centinaia di persone (prevalentemente uomini) a seguito di una denuncia/querela o ammonimento: vengono ristrette in alcune case circondariali e seguite in un percorso psicoterapeutico. L’obiettivo è rispondere in modo efficace alle urgenze associate alla prevenzione di violenze e persecuzioni, soprattutto nella difficile fase della separazione.
L’Osservatorio mette a disposizione lo Sportello di ascolto telefonico (attivo dal lunedì al venerdì con orario 10:00/19:00) 06.44246573 via e-mail all’indirizzo info@socialmente.net, 3274660907 (dalle 12:00 alle 16:00) nei fine settimana e festivi.
Il centro specialistico fornisce il suo supporto a singoli individui, coppie e famiglie con problemi nelle relazioni interpersonali con percorsi brevi e risolutivi per affrontare ogni tipo di complicazione relazionale: dalla fase iniziale a quella della separazione, in caso di violenza e stalking.
I QUATTRO DIPARTIMENTI DELL’AIPC
Nel complesso, i dipartimenti che fanno capo all’Aipc sono quattro:
– L’Osservatorio Nazionale sullo Stalking, che organizza training per gli operatori socio sanitari e della sicurezza, incontri per sensibilizzare i cittadini. Attraverso un monitoraggio a livello nazionale ha come obiettivo evidenziare lo stato dell’arte dello stalking in tutti i contesti abitativi. Offre sostegno alle presunte vittime, ai familiari ed ai presunti autori di stalking. Pubblica materiale divulgativo, raccoglie dati riferiti agli episodi di stalking che sfociano in omicidi, svolge attività di prevenzione primaria, secondaria e terziaria;
– Il Centro Presunti Autori (Unità Analisi Psico-Comportamentale), ovvero il primo centro in Italia di valutazione, diagnosi, consulenza psicologica, trattamento e ri-socializzazione per gli autori di condotte moleste e violente. E’ rivolto a tutti: adolescenti, adulti, uomini, donne;
– L’Osservatorio Nazionale Delitti Familiari che svolge attività di prevenzione dei delitti contro le persone come violenza, stalking, abusi, omicidi e suicidi.
– La Giustizia Riparativa, un paradigma applicato da decenni in tutto il mondo. Il suo obiettivo è rispondere a tre domande: “Perché?”, “Perché a me?”, “Perché a noi?”. Un obiettivo finalizzato ad un percorso di consapevolezza e di prevenzione della recidiva per la vittima, l’autore e la collettività.
Più di recente, è stato realizzato il sito Offender nell’ambito del progetto “La violenza di genere che non degenera”, vincitore del Bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità nel 2017 per il finanziamento di progetti mirati a prevenire e contrastare la violenza sulle donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul. Prevede programmi di trattamento degli uomini maltrattanti.
IL PROTOCOLLO SCIENTIFICO INTEGRATO EFFICACE NEL 70% DEI CASI
Come riporta il sito ufficiale socialmente.net, la vera rivoluzione apportata dall’equipe multidisciplinare di volontari professionisti operanti all’interno dell’Aipc è la creazione di un Protocollo denominato Protocollo scientifico integrato. Finora, questo protocollo si è dimostrato efficace in oltre il 70% dei casi di violenza riferiti a presunti autori (uomini e donne) a piede libero, agli arresti domiciliari, affidati ai servizi sociali o ristretti presso una Casa circondariale.
Tra gli stalker risocializzati dall’Osservatorio Nazionale Stalking, il 45% ha smesso di perseguitare la vittima, mentre il 20% ha diminuito significativamente l’attività’ vessatoria.
E’ questa la sua particolarità: accoglie tutti i protagonisti (vittime, autori e familiari) senza distinzioni di genere e raccoglie i risultati di numerose ricerche scientifiche, alcune innovative anche a livello internazionale.
Insieme alle presunte vittime e ai presunti carnefici, il team cerca di comprendere perché abbiano subito o messo in atto episodi di violenza all’interno della loro relazione.
Massimo Lattanzi spiega: “Tentiamo di far capire a entrambi cosa li ha spinti a creare la relazione disfunzionale. Quando e’ possibile lavoriamo anche con i figli“.
Dal 2012 il protocollo scientifico integrato viene applicato anche in alcune Case circondariali nelle sezioni dedicate agli uomini che stanno scontando la pena per condotte violente e persecutorie essenzialmente nei confronti di donne e minori.
Il Protocollo basato sulla giustizia riparativa ha ottenuto e sta ottenendo risultati in termini di contenimento e di recidiva decisamente superiori alla sola giustizia punitiva.
Secondo Lattanzi, “non basta solo ‘punire’ lo stalker; è necessario un recupero psicologico per stroncare la recidiva del reato che altrimenti è altissima“.
Per i risultati ottenuti e per quelli che si intendono ottenere, l’Osservatorio ringrazia i volontari, i tirocinanti e alcune Istituzioni pubbliche e private che hanno creduto e credono in questo progetto di ricerca e formazione e che hanno contribuito a dare sostegno e orientamento a migliaia di donne, uomini, minori, coppie e famiglie uscite dal tunnel della violenza.
“LA PAURA DI DENUNCIARE RESTA”
Nel 2012, Massimo Lattanzi ha dichiarato: “Resta il problema della paura di denunciare”.
Nonostante abbia accolto positivamente il Codice Rosso (con la sua corsia preferenziale e le indagini rapide), forse lo pensa ancora oggi.
Riportiamo un pensiero profetico di Lattanzi lanciato come un allarme nel 2012: “Se il decreto Svuota-Carceri verrà approvato così com’è, lo stalker non andrà neanche più in carcere, ma ai domiciliari. La possibilità che ricominci a tormentare la sua vittima è quasi matematica”.
Nello stesso anno, nonostante i dati ‘confortanti’ che evidenziavano un aumento delle denunce nel 2011 e del numero di stalker arrestati, l’Osservatorio Nazionale sullo Stalking registrava, al contrario, un calo delle segnalazioni del 25%.
I numeri impressionanti del femminicidio, delle tragedie familiari e dei suicidi confermano come la realtà della violenza non sia assolutamente in calo.
Gran parte dei delitti (femminicidio) è preceduta da atti persecutori e molestie.
Le vittime non denuncerebbero per paura di ritorsioni da parte del proprio stalker, per scarsa fiducia nell’efficacia dei provvedimenti e nella protezione da parte dell’autorità e anche per un altro motivo: il patrocinio gratuito non è previsto per tutti, ma solo per chi ha un reddito inferiore ai 10mila euro.
Ricordiamo che tutto questo Lattanzi lo affermava nel 2012. In seguito, la sentenza della Corte di Cassazione n. 13497/17 del 20.03.2017 ha stabilito che per la vittima di stalking il patrocinio a spese dello Stato è sempre dovuto. L’avvocato è sempre gratis, per un reato del genere, anche se la vittima non rientra nei limiti di reddito previsti dalla legge.
“IL CARCERE NON È LA SOLUZIONE”
Sempre nel 2012, Lattanzi spiegò che, a partire dall’introduzione del reato di stalking con l’art. 612-bis, “si è lavorato con scarsa conoscenza della natura del fenomeno”.
La legge si basa “sull’esperienza di violenza di genere ma lo stalking non è questo”.
In materia di stalking, è meglio parlare di violenza trasversale, non di violenza di genere.
Secondo l’Osservatorio, lo stalker è nel 75% dei casi un uomo, nel 25% una donna.
Esistono anche uomini vittime di stalking e gli uomini hanno culturalmente “maggiore resistenza a denunciare”. Le donne sono più spinte a denunciare “perché hanno già, purtroppo, la cultura della violenza”.
Insomma, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Stalking ha ammesso già oltre 7 anni fa che “è stato dato all’opinione pubblica un messaggio sbagliato sul fenomeno, che sta alimentando effetti collaterali”.
L’altro punto debole riguarda la mancanza di percorsi di ‘risocializzazione’ per i presunti stalker.
Lo stalker viene arrestato, sconta la sua pena: uno stalker su tre torna a tormentare la vittima, è recidivo.
Dal 2007, l’Osservatorio ha istituito il Centro presunti autori, dove gli stalker chiedono aiuto e iniziano percorsi di risocializzazione. I risultati sono stati notevoli e, probabilmente, da questo ‘esperimento’ si sono poi sviluppate, negli anni, iniziative come il Protocollo Zeus che, in un anno, ha ottenuto un singolare successo di ‘recupero’ dei maltrattanti.
“Non è col carcere che si risolve il problema” ha dichiarato Lattanzi. Sempre nel 2012.
Senza un supporto psicologico, lo stalker torna a colpire.
Da allora, grazie al lavoro svolto da volontari psicologi e psicoterapeuti, l’Osservatorio Nazionale Stalking è riuscito a ‘risocializzare’ migliaia di stalker (uomini e donne) aiutando parallelamente anche le loro vittime.
LO STALKER È CLASSIFICABILE? RISPONDE MASSIMO LATTANZI
Riguardo allo stalking, la classificazione di Mullen è indubbiamente la più completa ed utilizzata in ambito forense. Basata sulle motivazioni che spingono una persona a perseguitare la vittima, ha individuato 5 profili di stalker:
– il rifiutato che non accetta la fine della relazione ed è in cerca di un ultimo disperato contatto;
– il molestatore in cerca di intimità, di una relazione affettiva/sessuale con la vittima (può trattarsi anche di uno sconosciuto);
– il rancoroso convinto di aver subito un torto causato dalla fine della relazione;
– il corteggiatore inadeguato poco abile, goffo, con scarse capacità sociali ed intellettive;
– il predatore sessuale che segue e assale la sua vittima.
L’Osservatorio Nazionale sullo Stalking ha effettuato un lavoro per indagare su nuovi eventuali profili di stalker non ancora identificati e considerati sulla base di dinamiche psicologiche e motivazionali da integrare nella classificazione di Mullen. Questo lavoro ha un obiettivo preciso: aumentare il livello di specificità per un trattamento più mirato sul persecutore e sulla vittima.
Lo studio, basato su un questionario di 38 domande, si è svolto a Roma nel 2017 coinvolgendo un campione casuale di 150 soggetti (75 maschi e 75 femmine in età compresa tra i 20 ed i 70 anni). Un campione ristretto che, però, ha permesso di identificare nuovi profili di stalker.
Tutte le persone intervistate hanno dichiarato di conoscere il termine ‘stalking’ ed il suo significato.
I NUOVI PROFILI DI STALKER INDIVIDUATI DALL’OSSERVATORIO NAZIONALE SULLO STALKING
Dallo studio condotto dall’Osservatorio Nazionale sullo Stalking sono emersi profili alternativi dello stalker proposti dallo stesso Osservatorio:
– il salvifico convinto di essere l’unico capace di proteggere la vittima dai pericoli del mondo esterno;
– il tormentato che perseguita a causa di esperienze infantili traumatiche (come abuso o abbandono);
– il controllante che prova una sensazione di onnipotenza nell’esercitare il controllo sulla vittima;
– lo squilibrato, violento e affetto da malattia mentale;
– il possessivo patologicamente geloso (“né mia né di nessun altro/a”);
– il legittimato il cui comportamento deriva da specifici precetti della cultura di appartenenza;
– l’ossessivo che opprime la vittima in ogni aspetto della sua vita;
– il complice caratterizzato dal fatto che la vittima (inconsapevolmente o meno) favorisce i suoi comportamenti;
– l’orgoglioso che considera la fine della relazione come uno smacco alla sua dignità.
Tra le altre motivazioni che possono spingere una persona a stalkerizzare la sua vittima, gli intervistati hanno risposto: “disagio sociale, incapacità di adattamento nella società” oppure “ha tanto tempo libero“.
Secondo Massimo Lattanzi “non esiste un profilo dello stalker. Può essere chiunque, dai 17 ai 70 anni. E’ un fenomeno trasversale che riguarda l’operaio, l’impiegato o il libero professionista. La cosa che li accomuna e’ l’essere dei grandi manipolatori”.
Ascolta l’intervista a Massimo Lattanzi del 15 maggio 2015 in onda su TV2000. Ascolta i suoi consigli in questo video.