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Stalker latitante: minaccia di morte due ex, scappa da se stesso, arrestato
C’era una volta un principe azzurro capace di trasformarsi, prima, in psicopatico ossessionato da una distorta gelosia e da inquietanti punizioni di tipo religioso, poi, in stalker latitante.
È una fiaba moderna che fiaba non è. È realtà, una realtà sempre più presente nella nostra società, una trappola possibile in cui potrebbe cadere qualsiasi donna che sogna di vivere un amore. Un desiderio normale di cui una donna non ha colpa.
Nina Palmieri, nella puntata mandata in onda da Le Iene il 26 aprile (“Minacciate di morte dallo stalker latitante”), racconta la storia di due donne che hanno in comune lo stesso uomo, Giuseppe, lo stalker che le ha perseguitate, umiliate, sottomesse, violentate psicologicamente e fisicamente, ‘plagiate’, minacciate di morte, terrorizzate. Lo stesso che, da 5 mesi, era latitante, evaso dagli arresti domiciliari.
Adele e Stefania, dopo aver saputo della fuga dagli arresti domiciliari di Giuseppe, vivevano nella paura: temevano che le sue minacce di morte potessero avverarsi. Non temevano per la propria incolumità ma, soprattutto, per quella dei loro figli.
“Vivo o morto, lo devono prendere perché deve scontare una pena per quello che ha fatto” ha dichiarato Stefania. Bene, è stato catturato ed arrestato ieri dai carabinieri di Cologno Monzese.
Lo stalker latitante Giuseppe Camardelli è stato catturato ed arrestato
Ieri, lo stalker latitante Giuseppe Camardelli è stato riconosciuto dai vicini, catturato ed arrestato dai carabinieri, a distanza di 3 giorni dal servizio de Le Iene andato in onda su Canale 5. Proprio grazie alla denuncia pubblica delle sue due vittime intervistate dalla iena Nina Palmieri e grazie all’appello della mitica giornalista, molto impegnata sul fronte della violenza sulle donne, la caccia è finita.
Sul 42enne siciliano, stalker pericoloso, violento e sadico, pendono una condanna a 2 anni e 2 mesi ed un’altra di 8 anni per stalking, violenza sessuale e lesioni. Si nascondeva in un appartamento di S. Maurizio al Lambro (Milano) con la sua nuova compagna. È stato riconosciuto dai vicini ed arrestato dai carabinieri di Cologno Monzese.
Per Stefania e Adele è la fine di un incubo, anzi di un inferno. Dopo la notizia della cattura di Giuseppe, Stefania ha reagito dicendo: “Ora posso riprendere in mano la mia vita”, comprese le piccole abitudini. “Per prima cosa, ho portato la mia nipotina al bar a prendere un gelato. Da mesi non lo facevamo”.
Stefania lancia un messaggio forte a tutte le donne vittime di stalking e violenza: “Non abbiate paura a denunciare. Fatelo subito e lasciatevi aiutare dai centri antiviolenza. Non smetterò mai di ringraziare il centro La Luna e l’avvocato Valentina Mian. Non mi hanno mai fatto sentire sola”. Un pensiero più che lecito verso il suo ex stalker: “Deve marcire in carcere”.
Ripercorriamo la storia di queste due coraggiose donne, nei dettagli.
Stalker latitante: la violenza subita da Adele
Nell’intervista di Nina Palmieri, la voce di Adele trema, è bloccata, sotto shock. È stata sequestrata per giorni nella casa a Messina di Giuseppe. Dopo vari tentativi è riuscita a scappare da quell’incubo tornando a Napoli ma, dopo la prima denuncia, si è ritrovata faccia a faccia col suo stalker armato di machete. Gli episodi si sono susseguiti, denuncia dopo denuncia, ma lui ha trasgredito alle restrizioni del giudice. Ha usato con entrambe una sorta di copione dell’orrore per terrorizzarle. È riuscito a plagiare la mente di Adele e di Stefania al punto tale che ora le due donne hanno paura di uscire, assumono psicofarmaci per sperare di dormire la notte.
Adele inizia dicendo: “Quando si mette in testa una cosa, lui la fa. Ha sempre mantenuto le sue promesse e mi ha promesso di ammazzarmi”. L’ha conosciuto in Sicilia, faceva il bagnino, era molto gentile, la faceva sentire protetta e lei si è innamorata. Pensava di aver trovato l’uomo giusto. Di colpo, Dr. Jekyll si trasforma in Mr. Hyde. La sua prima ossessione sono le videochiamate, il controllo telefonico costante (24 ore su 24), l’imposizione degli abiti giusti da indossare, i divieti, i vestiti bruciati in balcone. All’inizio, innamorata com’era, ha scambiato quel comportamento per semplice gelosia. Poi, la situazione è peggiorata. Lo stalker latitante la isola sempre di più, le sequestra il telefono cambiando le password dei social, inviando messaggi alle amiche di lei, inventando qualsiasi cosa potesse spingere amici e conoscenti ad allontanarla e odiarla. Voleva essere padrone della sua vita a 360 gradi.
Le punizioni inquietanti subite da Adele
Nei brevi periodi in cui lei doveva tornare a Napoli per vedere sua figlia, la controllava in videochiamata di continuo e le imponeva strane penitenze. “Incomincia a pregare, vai in chiesa perché devi pagare tutto quello che stai commettendo”. Che colpe aveva da espiare? Semplicemente, vivere la sua vita, frequentare amici. Dal vivo, quando erano insieme, le penitenze si facevano pesanti: la legava mani e piedi al letto o con le ginocchia a terra. Il suo aguzzino diventava una specie di droga da cui dipendeva, capiva che il rapporto era malato ma non riusciva ad uscirne. In più, aveva paura della sua mente contorta, delle sue minacce. L’ha sospesa con metà corpo fuori dal balcone per costringerla a dire al telefono frasi inventate alle sue amiche ed allontanarle da lei: se non obbediva l’avrebbe buttata giù. L’ha isolata anche dalla famiglia: se si rifiutava la prendeva a calci e pugni.
Davanti alla violenza fisica Adele ha capito che doveva reagire. L’ha sequestrata per 3 mesi in Sicilia sottraendole il telefono, i documenti per non farla scappare. Approfittando di un momento di assenza di Giuseppe, una mattina è uscita ed è andata dai carabinieri soltanto per farsi aiutare a salire in treno e tornare a casa senza rischiare la vita. I carabinieri le hanno consigliato di sporgere denuncia ma lei non ha confidato delle violenze fisiche, aveva paura, non voleva allungare i tempi, voleva riavere i suoi documenti e tornare a casa dimenticando per sempre quella storia.
Altre violenze dello stalker latitante, poi la fuga
Tornando a casa, dice a Giuseppe di essere andata dai carabinieri, che voleva difendersi: lui l’ha minacciata di fare del male alla figlia e lei, per paura, ha bloccato le sue intenzioni di denunciarlo. La notte stessa, per punizione, l’ha costretta a salire in auto, l’ha abbandonata in un basco isolato in montagna terrorizzata, sola in mezzo al niente. Dopo poco, Giuseppe è tornato, l’ha caricata in macchina, poi l’ha gettata fuori facendola rotolare giù per la montagna. Ferita e insanguinata lo guardava: lui era impassibile. A casa l’ha rimessa a letto, le ha preparato la colazione come se nulla fosse. Dopo gli ennesimi episodi di violenza e minacce, Adele è riuscita a chiamare la sorella: si è fatta inviare 100 euro per il biglietto ed è saltata sul primo treno. L’ha perseguitata anche a Napoli inviandole messaggi di minaccia pesante, chiamandola di continuo, pedinandola, appostandosi fuori casa sua. Adele ha trovato la forza di denunciarlo. Il giorno del suo compleanno (24 maggio 2015), dopo aver festeggiato, è tornata a casa con un amico, è scesa dalla macchina intorno a mezzanotte e mezza ed ha trovato Giuseppe fuori casa sua armato di machete. Si stava avvicinando per ammazzarla, lei è riuscita a rimontare in macchina e col suo amico ha sporto l’ennesima denuncia. Dopo neanche 48 ore (intorno all’una e mezza), ha ricevuto sul cellulare una foto di una casa incendiata e, in una manciata di minuti, ha sentito un botto davanti alla casa: ha aperto la porta ed ha visto la sua macchina incendiata. Ha denunciato anche questo episodio e la giustizia, a questo punto, si è messa in moto. A Giuseppe è stato dato l’obbligo di fermo in Sicilia che lui ha trasgredito puntualmente. Così, la misura si è aggravata e, nell’estate 2015, Giuseppe è stato posto agli arresti domiciliari. Proprio in quel momento, entra in scena Stefania, la sua seconda vittima.
Stalker latitante: la violenza subita da Stefania
Mentre si trovava agli arresti domiciliari in Sicilia, lo stalker latitante conosce Stefania via chat, su Facebook. Lei lo incontra in estate e resta da lui per 9 giorni. Si comporta come un principe azzurro, educato, gentile.
Stefania è ignara di tutto e, un giorno, la fermano i carabinieri chiedendole i documenti. “Li ho lasciati a casa di Giuseppe Camardelli” risponde lei. Sentendo quel nome, i carabinieri l’avvisano: non può stare lì, Giuseppe è agli arresti domiciliari e le raccontano perché. E’ pietrificata ma anche innamorata e, quando torna a casa, Giuseppe la convince di essere vittima delle manie di persecuzione di una pazza: Adele, la sua ex, che si è inventata tutto. Stefania gli crede e continua a vivere quell’assurda storia d’amore ai domiciliari. Come da copione, lui si trasforma. Diventa sempre più geloso, ottiene le password dei suoi social, minaccia i suoi amici. Stefania diventa schiava di una totale sottomissione psicologica. Fa tutto quello che le chiede. Lui la controlla con continue telefonate e videochiamate. Ad ogni minimo rifiuto, arrivano le punizioni. L’ha messa in un armadio legata mani e piedi, da punitore tornava ad essere il principe azzurro per, poi, imporle macabre punizioni anche a distanza di km, quando lei era a Lucca. Una volta, le ha imposto di andare in chiesa, pungersi con un ago e lasciar colare il sangue su un santino: Stefania ha obbedito facendo tutto questo in videochiamata, accompagnata dalla figlia.
Stefania stuprata dallo stalker latitante
Voleva far finire la storia ma aveva paura, lui minacciava di fare del male alle sue 3 figlie, le stesse figlie davanti a cui lei si vergognava. La vedevano piangere, sempre in casa, al telefono, succube di quell’uomo. La vergogna davanti alle figlie le ha fatto tornare un po’ di lucidità. E’ tornata per dirgli in faccia che lo lasciava: la reazione di lui è stata molto violenta. L’ha tirata per i capelli, l’ha fatta cadere per le scale, l’ha violentata. Aveva una pistola, una pistola vera sul letto in segno di minaccia. Stefania è riuscita a lasciare quella casa ma non a liberarsi di tutte le atrocità subite dallo stalker latitante.
Stefania sta curando una depressione post traumatica, prende psicofarmaci per dormire, non esce sola, sussulta ad ogni minimo rumore, vive in perenne tensione ma ha avuto la forza di denunciarlo tanto che Giuseppe è finito di nuovo in carcere e, poi, di nuovo agli arresti domiciliari in attesa di giudizio.
La sentenza è stata emessa lo scorso dicembre: 8 anni per violenza, stalking e lesioni aggravate. Due settimane prima della condanna, però, è evaso dai domiciliari e, da 5 mesi, era latitante.
Stefania viveva nel terrore che potesse farle del male e farne alle loro figlie. Ha confidato a Nina Palmieri. “Se non lo fermano prima sì, ci riuscirà. Lo conosco. La cosa che mi fa più paura è che possa fare del male alle mie figlie”.
Ora, l’incubo è finito e potrebbe finire per molte donne se solo trovassero la forza di denunciare subito e di affidarsi al grande supporto dei centri antiviolenza.
Vi lasciamo al video de Le Iene
https://www.iene.mediaset.it/video/violenza-donne-minacciate-stalker-latitante-iene_93987.shtml
Francesco Ciano