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UOMINI VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA: I DATI DI UN FENOMENO SOTTERRANEO
La violenza non ha sesso e, stando dalla parte di tutte le vittime, Stop Stalking non può trascurare un fenomeno che, negli ultimi anni, sta facendo discutere: gli uomini vittime di violenza domestica.
Analizzando alcuni dati statistici riferiti alla violenza contro gli uomini, vogliamo trattare questo fenomeno a 360 gradi. Violenza domestica intesa come violenza fisica, aggressiva, psicologica fino ad arrivare al gesto estremo: il maschicidio.
Se il femminicidio è inteso come omicidio di una donna in quanto donna, il maschicidio dovrebbe significare altrettanto per l’uomo. In entrambi i casi, è difficile delineare un confine netto tra omicidio di genere e omicidio vero e proprio. Certi dati racchiudono numeri che vedono quali carnefici non solo ex, mariti, mogli, fidanzati ma anche figli, parenti, vicini o conoscenti. Come sempre, i dati statistici (che non includono casi non denunciati e rimasti nell’ombra) vanno presi con le pinze, ma gli uomini vittime di violenza domestica sono tanti e non abbastanza considerati dai mass media, non tanto quanto le vittime donne.
Non siamo qui per fare polemiche. Siamo qui per togliere un po’ di polvere a ciò che è rimasto sotterrato per anni, per dare alla vittima (indipendentemente dal sesso) il giusto riconoscimento di parte debole e di parte lesa.
Un reato resta un reato indipendentemente dalla mano di chi lo compie.
Uomini vittime di violenza domestica: Il Giornale tratta il fenomeno dal 2013
La testata Il Giornale è stata tra le prime ad evidenziare il fenomeno a partire dal 2013 e continua a pubblicare articoli su questo fenomeno meglio e più di altri.
Nel 2013, Il Giornale ha pubblicato un articolo sulle donne che odiano gli uomini, che li maltrattano, li picchiano, li fanno sentire dei falliti innescando lavaggi del cervello logoranti. Succede a migliaia di padri separati: le ex li minacciano di portare via i figli (il caso di Claudia Montanarini, ex tronista di Uomini e Donne, finita in tribunale con l’accusa di maltrattamenti in famiglia ai danni del suo ex e dei suoi tre figli è solo uno dei più recenti).
Esistono donne che massacrano psicologicamente gli uomini o, come è successo ad un uomo pakistano, subiscono il ricatto dei ricatti: “Se dici che ti ho picchiato, chiamo la polizia e mi invento che mi hai violentato”.
Secondo i dati forniti dalla Procura di Milano, su 1.500 maltrattamenti complessivi commessi tra luglio 2012 e luglio 2013 a Milano e provincia, 180 sono stati compiuti da donne contro uomini. Riguardo al reato di stalking, su 915 casi denunciati 138 hanno visto come vittime gli uomini. Si tratta di dati ufficiosi che possono dare un’idea incompleta del fenomeno visto che, raramente, l’uomo denuncia una violenza di genere fisica o psicologica. Non potrebbe neanche farsi assistere dal 1522, il numero antiviolenza nazionale che assiste esclusivamente donne.
Si tratta di un fenomeno sotterraneo: non solo non viene affrontato dai media al pari della violenza contro le donne ma, spesso, è trascurato anche nelle sedi giudiziarie soprattutto perché l’uomo è spinto a denunciare meno per evitare un facile stigma sia da parte del peggior maschilismo sia da un certo femminismo estremista che considera il maschio come oppressore a prescindere.
Reato di violenza domestica: cos’è e come difendersi
Spieghiamo meglio cos’è il reato di violenza domestica.
Viene definito dal Codice Penale come reato di maltrattamento contro familiari e conviventi, violenza ad un familiare, convivente o qualsiasi soggetto affidato alle proprie cure, vigilanza, istruzione o educazione (in abitazione o strutture di ricovero e assistenza). In questo caso, la violenza (o maltrattamento) deve essere una condotta abituale (ripetuta nel tempo): può essere fisica o verbale, attiva oppure omissiva (ad esempio, se si omette di intervenire per reprimere la violenza).
Questo reato è procedibile d’ufficio (senza denuncia da parte dell’offeso) oppure con querela di parte (recandosi presso una sede locale delle forze dell’ordine per segnalare il reato ed avviare l’iter giudiziario penale).
Viene punito con la reclusione da 2 a 6 anni. In caso di lesione personale, la pena può aumentare da 4 a 9 anni; se la lesione è gravissima, da 7 a 15 anni, mentre se la violenza provoca il decesso della vittima la pena sale a 24 anni.
Dossier Viminale: quanti uomini vittime di violenza domestica nel 2017?
Si parla, purtroppo, ogni giorno di femminicidi. I mass media danno molto risalto ai delitti in cui la vittima è donna, ma è bene conoscere certi dati perché siamo solidali da sempre con le vittime indipendentemente da razza, religione, classe sociale, sesso.
All’indomani del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, è emerso un dato paradossale riguardante gli uomini vittime di violenza domestica, una sorta di confronto tra femminicidio e maschicidio deducibile dal Dossier Viminale 2018 contenente le statistiche del 2017.
I dati dettagliati riportati dal Dossier Viminale ci hanno lasciato di stucco. I delitti legati alla violenza domestica sono diffusi, più o meno nella stessa misura, anche in caso di vittime maschili. In parole povere, esaminando bene le statistiche, non c’è una grande sproporzione tra vittime femminili e maschili.
Secondo i dati forniti dal Viminale relativi all’anno 2017, gli omicidi volontari complessivi sono stati 355. Di queste 355 persone, sono 236 le vittime di Ris (Relazioni interpersonali significative): 120 donne e 116 uomini (+ 4 uccisi all’estero). Le cause sono il rifiuto di accettare la fine di una relazione e motivi economici.
Sorpresi? Anche noi.
“Violenza domestica e di prossimità, i numeri oltre il genere nel 2017”
di Barbara Benedettelli
Vi starete chiedendo: “120 femminicidi contro 120 maschicidi, come è possibile?”.
La Polizia di Stato si attiene alla definizione di femminicidio stabilita dalla Convenzione di Istanbul che si traduce in delitto in cui sia presente un rapporto tra maschio e femmina declinato secondo i canoni di supremazia/sottomissione e in cui la donna sia uccisa “in ragione proprio del suo genere”.
Barbara Benedettelli, nel suo report dal titolo “Violenza domestica e di prossimità, i numeri oltre il genere nel 2017”, ha voluto confrontare i femminicidi con maschicidi.
Da questo report emerge un’inquietante somiglianza tra il numero dei morti di sesso femminile e di sesso maschile con movente sentimentale ed affettivo: 106 donne contro 81 uomini. Ha evidenziato, però, che gli autori dei delitti sono in gran parte uomini (197 contro 34). La ricercatrice ha aggiunto un altro movente: quello di prossimità (vicini di casa, colleghi, amici) che esula dalla classica relazione affettiva. In tal caso, spunta fuori la parità di numero: 120 donne contro 120 uomini.
Questo report delle vittime di genere maschile non risulta pubblicata sui quotidiani nazionali o su agenzie nazionali.
Il maschicidio silenzioso
Barbara Benedettelli è autrice del libro “Il maschicidio silenzioso” in cui si leggono altri dati:
- 80 persone massacrate in famiglia: tra i carnefici anche 15 donne, che hanno ucciso più femmine (8) che maschi (7);
- 30 omicidi/suicidi in ambito familiare e di coppia, di cui 28 uomini e 2 donne. I suicidi noti, la cui causa è legata alla fine di una relazione, sono 39: 32 uomini (8 dei quali disperati per il distacco forzato dai figli) e 7 donne (tra cui due bambine di 12 e 14 anni che soffrivano la separazione dei genitori);
- su 66 omicidi con vittime femminili in ambito ‘passionale’ quelli che, tecnicamente, si potrebbero definire femminicidi sono 42 (esclusi 4 casi non risolti), di cui 14 commessi da stranieri (Paesi dell’Est e Nordafrica). Riguardo agli altri 20, il movente non è legato al genere: sono coniunxcidi (da coniunx = coniuge) e valgono sia per gli uomini sia per le donne a differenza dell’uxoricidio (da uxor = moglie). Gli uomini italiani uccisi per mano di una compagna sono 19.
Uomini vittime di violenza domestica: la storia di William Pezzullo
Le donne che dicono di amare, proprio come gli uomini, sanno dimostrarsi molto violente. Come dimenticare la vicenda di William Pezzullo sfregiato il 19 settembre 2012 con una secchiata di acido dalla sua ex Elena Perotti con la complicità di Dario Bertelli?
Pezzullo ha dovuto affrontare un calvario fisico e psicologico, una trentina di interventi ed altrettanti da fare, un occhio enucleato, perso. Elena Perotti, essendo madre di due figli e pur essendo stata condannata a otto anni, sta scontando la sua pena ai domiciliari (per la cura di un tumore) e le è stato concesso il patrocinio legale gratuito. William ha ottenuto un risarcimento da un milione di euro ma non vedrà mai un centesimo perché i suoi aggressori risultano nullatenenti.
Fatto sta che, a titolo di provvisionale su quel milione, la sua famiglia deve versare all’avvocato 30.000 euro. Il suo è un esempio di disparità di trattamento eclatante. L’attenzione mediatica su un uomo vittima di un attacco con l’acido è scarsa, come se non facesse notizia. Elena Perotti ha fatto tutto questo per la solita questione: il rifiuto della fine di una relazione. Era gelosa, possessiva.
“State attenti agli amori malati, prendete le distanze ai primi segnali pericolosi” ha consigliato William Pezzullo ai ragazzi “Quando l’altra persona comincia a volere il controllo su di te, devi tagliare corto”.
Prova rabbia, tanta rabbia nei confronti della giustizia, dello Stato.
Per lo stesso reato, la vittima donna Lucia Annibali (pure lei sfregiata con l’acido dal suo ex) ha ricevuto dal Quirinale l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, ha ottenuto 800.000 euro di indennizzo e la condanna del suo ex (20 anni di carcere).
Università di Siena: oltre 5 milioni di uomini vittime di violenza domestica
Gli uomini sono più restii a denunciare e, talvolta, la violenza su di loro esercitata dalle donne è più sottile, più difficile da decifrare, psicologica, economica, meno fisica ma non per questo meno grave e preoccupante.
Secondo un’indagine dell’Università di Siena pubblicata nel 2012, nell’anno precedente (2011) sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenze femminili. Ricattano, umiliano, distruggono economicamente i loro compagni, raramente uccidono.
Suddividiamo i dati riportati da questa indagine, quantomeno incredibili, in violenze fisiche e psicologiche.
Violenze fisiche
- 63,1% minaccia di esercitare violenza;
- 60,05% morsi, graffi, capelli strappati;
- 02% lancio di oggetti;
- 58,1% percosse con calci e pugni;
- 15,7% tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, mani schiacciate nelle porte, investimento con l’auto, spinte dalle scale;
- 8,4% atti che possono mettere a rischio l’incolumità e portare alla morte.
Violenze psicologiche
- 50,8% critiche per un impiego poco remunerato;
- 50,2% denigrazioni per la vita modesta consentita alla partner;
- 38,2% confronti sprezzanti con persone che guadagnano di più;
- 48,2% rifiuto di partecipare alla gestione familiare in termini economici;
- 29,3% critiche per difetti fisici;
- 75,4% insulti e umiliazioni;
- 47,1% distruzioni, danneggiamenti di beni e minacce;
- 32,4% minacce di suicidio o autolesionismo;
- 68,4% minacce di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina;
- 58,2% minacce di portare via i figli.
Non dimentichiamo che, in fase di separazione e divorzio, gli uomini in molti casi vengono ridotti in stato di indigenza: non a caso vengono definiti i ‘nuovi poveri’.
Donne e uomini vittime di violenza domestica: l’amore malato
Il serio problema sociale della violenza contro gli uomini è stato oggetto di dibattito presso il Consiglio d’Europa nel rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Questo tipo di violenza è stato definito una “violazione dei diritti umani ma anche un ostacolo all’eguaglianza tra donne e uomini”.
Femminicidio? Maschicidio? Uxoricidio? Violenza di entrambi i generi? Disuguaglianza?
Sarebbe più saggio per tutti riconoscere l’isolamento di coppie e persone sole di fronte alle difficoltà e ai drammi della vita senza chiedersi se si tratti di uomo o donna.
Gabriel Garcia Marquez ha scritto “Ti amo non per chi sei, ma per chi sono IO quando sono con TE”.
In questi strani tempi di ‘condivisione social’, manca la voglia e la forza di condividere il rapporto, l’amore nel bene e nel male. Esiste solo l’Io, non l’Io e Te. L’Io che prevale sul Te genera sempre violenza e questo vale per tutti, uomini e donne.
Francesco Ciano