Video porno violenti online: adolescenti al di sopra di ogni sospetto, studio

Video porno violenti online: adolescenti al di sopra di ogni sospetto, studio
6 Aprile 2018 Francesco Ciano

Video porno violenti online: adolescenti al di sopra di ogni sospetto, studio

È estremamente apprezzabile l’idea di intervenire nelle scuole per ripristinare una cultura di rispetto verso la donna, ma la cultura oggi circola online ed un lungo articolo del New York Times ha documentato, di recente, l’allarmante consumo tra gli adolescenti di video porno violenti che, giocoforza, ‘educano’ al contrario: alla molestia ed alla violenza sulle donne.
Internet è il veicolo culturale più potente e preoccupante se pensiamo ai giovani: allarmante perché è difficile da controllare. L’idea di costruire ‘spazi di libertà’ nelle scuole capaci di spazzare via il maschilismo ed il sessismo che invadono questa nostra società (moderna solo in apparenza) è basilare ma non basta per intervenire sul problema. Leggendo il documento pubblicato sul NYT, diventa urgente intervenire anche in ambito informatico e sociale, non soltanto scolastico.

Video porno violenti: il facile accesso online da parte dei ragazzi

Un lungo articolo intitolato “What Teenagers are Learning From Online Porn” pubblicato a marzo da Maggie Jones sul New York Times, lancia un serio allarme in riferimento al consumo di video porno violenti da parte di tanti adolescenti. I teenager guardano molta più pornografia (estrema) di quanto possano immaginare i genitori, i quali dovrebbero controllare di più la loro attività su Internet e parlare di più con i figli. È questo il messaggio lanciato da Maggie Jones a conclusione del suo articolo.
Il primo istinto che spinge anche i ragazzi a vedere un video hard è la curiosità: dalla curiosità al vizio quotidiano il passo è breve.
La pornografia si è ‘evoluta’ in peggio: è diventata più violenta, degradante e misogina di un tempo e può incidere negativamente sulla salute emotiva, fisica e mentale dei giovanissimi.
Cosa si può fare? La domanda è critica considerando il facile accesso al porno grazie a Internet ed ai dispositivi tecnologici che nessun giovane si fa, di certo, mancare.
La realtà diventa ancora più critica se pensiamo ai dati riportati dal recente studio britannico della NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to Children): il 65% dei ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 16 anni fa un uso giornaliero di pornografia virtuale e gran parte di questi ragazzi inizia a 14 anni.

Aggressioni fisiche ed abusi verbali: il potere diseducativo dei video porno violenti
Uno studio recente ha stabilito una correlazione tra esposizione prematura ai video porno e desiderio espresso di esercitare un potere sulle donne. Ovviamente, questa correlazione si riferisce ai video sempre più violenti. Si desidera ciò che si vede, senza dubbio.
I genitori sono ignari di quanto siano violenti e degradanti gran parte dei video hard prodotti negli ultimi anni (loro, al massimo, associano la parola ‘porno’ ai nudi di Playboy). I genitori non immaginano lontanamente che i loro figli li guardino regolarmente né quanto possano influire su di loro. Sicuramente, neanche i giovani sono in grado di comprendere fino a che punto quei video possano incidere sulle loro menti.
Non entriamo nei dettagli, non descriviamo fin dove possono spingersi le attuali produzioni hard. Sottolineiamo soltanto che includono scene di violenza simulata o pratiche sessuali molto aggressive dove la donna è trattata da oggetto per soddisfare gli istinti più brutali e prevaricatori.
Secondo quanto ha scoperto la psicologa Ana Bridges della University of Arkansas, l’88% delle scene dei 50 video hard più noleggiati rappresentano aggressioni fisiche contro le protagoniste ed il 48% delle scene contiene abusi verbali.
Il più delle volte, i genitori sono all’oscuro di certe scene estreme cui assistono molti adolescenti regolarmente. I siti più visitati sono YouPorn e Pornhub (quest’ultimo, solo nel 2015, è stato visitato 21,2 miliardi di volte).

I video porno violenti inducono allo stupro senza ‘se’ e senza ‘ma’

Nel corso degli anni, diversi studi statunitensi hanno dimostrato che guardare video hard ha un impatto negativo nella mente di chi li guarda. A distanza di 40 anni dalle prime ricerche, considerando quanto sia diventata violenta la pornografia, gli effetti negativi si moltiplicano.
Secondo quanto ha riportato uno studio su un campione di teenager, l’esposizione prematura ai video porno violenti spinge a commettere molestie sessuali nei 2 anni successivi.
Alcuni studi, in particolare, dimostrano che più giovane è lo spettatore, maggiore sarà l’impatto in riferimento ai modelli, comportamenti ed atteggiamenti (nei confronti della donna).
Una ricerca del 2011 su alcuni studenti universitari americani ha concluso che l’83% di questi ragazzi faceva uso di video hard: chi lo faceva era più propenso ad ammettere che avrebbe compiuto uno stupro (sperando di non essere scoperto) a differenza dei ragazzi che non avevano visto film porno.
La conclusione più frequente, sulla base di ben 22 sondaggi, è questa: il consumo di video porno violenti è legata ad una maggiore probabilità di compiere violenze sessuali, aggressioni fisiche o abusi verbali.
Per contro, uno studio che ha preso in esame alcune studentesse universitarie ha riscontrato che le ragazze di coloro che facevano uso di video hard soffrivano di scarsa autostima e provavano minore soddisfazione sessuale.

Cosa fare per svegliare gli adolescenti dall’incubo di una subcultura ipersessualizzata?

Si può rispondere alla domanda ammettendo che il lavoro da fare è lungo.
I genitori sono la prima linea di prevenzione e controllo: per affrontare i problemi di tipo sociale che coinvolgono i loro figli, devono prima capirli e poi parlarci spiegando in senso pratico quali sono i pericoli dei video porno violenti, il loro effetto alienante che rischia di deviare il rapporto sano con l’altro sesso.
L’obiettivo, lungi dall’essere moralisti, è impedire l’esposizione degli adolescenti a scene hard di abusi e violenze sessuali in una fase delicata della loro vita durante cui si forma l’identità sessuale.
La cosiddetta cultura ipersessualizzata dei nostri tempi crea dei modelli devianti: cinema, video e videogame violenti spingono i ragazzi ad essere a tutti i costi aggressivi (conquistatori, prevaricatori e bulli) per sentirsi ‘uomini veri’, mentre alle ragazze questa cultura insegna che per apparire sexy devono dimostrarsi passive, oggetti.
I video porno violenti imprimono nella mente del ragazzo l’idea che soltanto il maschio aggressivo riesce a conquistare e soddisfare la sua preda. Il maschio violento diventa il mito da emulare, il protagonista virtuale diventa il modello da imitare per diventare vincente in ambito sociale.
Una cosa è certa: troppe ore chiusi in camera, la solitudine e la mancanza di dialogo con i genitori alimenta l’esposizione ai video porno violenti.
Spingete i vostri figli a comunicare, non lasciate che scoprano il sesso attraverso i video hard violenti, parlate con loro, invogliateli anche a fare sport, a vivere a contatto con il mondo reale, a non essere schiavi del dispositivo tecnologico alienandosi per ore dalla realtà.
Istruzione, casa, Internet: questo delicato fenomeno chiama a raccolta tutti gli ambiti della nostra società per intervenire con intelligenza senza essere né moralisti né bigotti. L’obiettivo sano è dar modo ai figli di non lasciarsi influenzare da modelli sbagliati che poco c’entrano con la vera vita.

Educare i genitori ad educare i figli: non è solo un gioco di parole

I genitori devono capire questa strana cultura ipersessualizzata e disumanizzante che incide a livello emotivo, cognitivo e fisico nella vita dei loro figli. Devono capire, non giudicare e creare un dialogo costruttivo, vero con i loro ragazzi.
Hanno il grande compito di parlare con i loro figli senza giudicarli, in piena coscienza del fatto che i giovani si trovano a dover affrontare ‘questa’ società, ‘adesso’.
Insomma, l’educazione sessuale capace di spazzare via la voglia di consumare video devianti non è la classica educazione di sempre che un genitore può dare a suo figlio adolescente: per educare il figlio deve, a sua volta, educare se stesso preparandosi in anticipo su una questione del tutto nuova per lui. Una cultura che il genitore non conosce, non vive direttamente.
Per fare tutto questo, sarebbe necessario un grande impegno da parte della scuola, di docenti in grado di supportare sia i genitori (educarli a capire la cultura ipersessualizzata di oggi) sia gli adolescenti.
Ed ecco che si torna al punto da cui siamo partiti: il grande ruolo della scuola – che ancora non c’è ma che potrebbe e dovrebbe esserci – è fare da ponte nel dialogo tra genitori e figli in un momento storico caratterizzato, da una parte, da video porno violenti diseducativi ed irreali e, dall’altra, da un’educazione sessuale che risulta scarsa, lacunosa, antiquata, approssimativa, spesso in mano a gente incompetente.
In fondo, anche nel nostro Paese, vi risulta che l’educazione sessuale sia una materia obbligatoria nelle scuole? Certo che no. La lacuna resta e qualcuno dovrebbe cominciare a preoccuparsene.

Francesco Ciano

 

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